Hanno imprigionato la Street Art?

Mostra: Cross the Streets

Luogo: MACRO Via Nizza, 138

Periodo: 7 maggio - 1 ottobre 2017

Biglietti: Intero €10 Ridotto €8

Un paradosso ideologico accompagna la transizione della Street Art in arte contemporanea. 

Nonostante il mercato dell'arte assorba le opere metropolitane e le faccia diventare di nicchia, non tutti gli artisti sono disposti a spostare le loro opere in galleria.

Perché? 

La Street Art nasce negli anni 70' a Los Angeles, sotto la forma di graffitismo — che era un reato. 

Sfidare la legge, le convenzioni e rischiare di finire in prigione erano ingredienti in più, che spingevano i writers ad esprimersi con la bomboletta. 

Cinquant'anni fa non li avrebbe sfiorati l'idea che i loro graffiti venissero esibiti in un museo di arte contemporanea. Nemmeno che un giorno fossero commissionati per fare arte tra quattro pareti, senza nessun rischio. Finalmente, il sistema li ha riconosciuti come veri artisti. 

La prima sensazione che provo all'inizio della mostra Cross the Streets è di perplessità. Gli occhi non devono più stare attenti nel cercare un'opera in un'improbabile scorcio nascosto della città. Anzi, ogni tanto li devo chiudere, c'è troppa informazione. 

In un battito di ciglia, però, tutto cambia e la pagina si fa bianca di nuovo. Adesso posso guardare la mostra con altri occhi, liberi da pregiudizi. 

Non importa se la Street Art davanti a me sia diventata un affare o che i quadri di Obey provengono di una collezione privata, voglio ammirare la tecnica di questi artisti, godere la fruibilità proporzionata dalla bomboletta, i collage camaleontici dei poster, la immediatezza dello stencil e degli stickers. 

Non nascondo la costernazione quando sono informato che alcune opere verranno distrutte alla fine della mostra. E mi stupisco quando mi dicono che quel pezzo di muro dipinto che vedo, era parte di un'opera in un palazzo del Pigneto. Insieme a esso vi sono due cerchi di alluminio incisi da 2501. Sono le uniche opere originali portate dalla street al museo

"Non eravamo pronti", mi risponde una signora del gruppo. Mi domandavo appunto perché il sindaco della capitale decise nel 1992, prima della visita di Gorbachev, di cancellare i disegni di Haring sul lungotevere. 

Tecniche diverse in evidenza

Tecniche diverse in evidenza

Sono passati quasi trent'anni da quell'episodio. I muraglioni del Tevere rimangono aperti all'arte e Roma è oggi punto di riferimento per la Street Art

Resta ancora una domanda: siamo pronti per la nuova Street Art?

Diverrà solo uno capitolo dell'arte contemporanea rinchiuso in un museo o resisterà al morso del mercato facendosi valere della sua inerente libertà di espressione?

Gradimento Autore: 8,5/10