All'Ara Pacis si fluttua tra le opere del maestro Hokusai
Durata della visita: 1h30
Periodo: dal 12 Ottobre 2017 al 14 Gennaio 2018
Costo biglietto: 11€ intero; 9€ ridotto
Dalla lontana Edo dell'Ottocento (letteralmente "baia", vecchio nome della città di Tokyo) giunge a Roma l'inestimabile lavoro di Katsushika Hokusai.
La produzione del maestro dell'ukiyoe (immagini del Mondo Fluttuante) costituisce il centro della mostra, che riunisce circa 200 opere realizzate con questo stile.
Alcuni dipinti tenuti nascosti in collezioni private sono addirittura stati catalogati per la prima volta. "Neanche in Giappone abbiamo avuto l'occasione di vedere questa collezione di Hokusai nello stesso posto", ha detto a L'Amletico l'ambasciatore del Giappone in Italia, Keiichi Katakami.
Le opere più conosciute come La [grande] onda presso la costa di Kanagawa, dalla celebre serie Trentasei vedute del monte Fuji e Giornata limpida col vento del sud (o Fuji rosso) vengono dal Museo Kawasaki Isago no Sato.
La tecnica più impiegata da Hokusai è la silografia policroma di incisione sul legno. Nella mostra sono inoltre presenti dipinti su rotolo di carta, soprattutto nella quarta sezione.
Il percorso è suddiviso in cinque sezioni: Mete da non Perdere, Beltà alla Moda, Fortuna e Buon Augurio, L'essenza della Natura e, in fine, Manga e Manuali per Imparare.
L'opera di Hokusai viene messa a confronto con quella dei suoi allievi quali: Katshushika Hokumei, Teisai Hokuba, Ryuryukyu Shunsai, Gessai Utamasa e Totoya Hokkei.
Certamente tutti loro hanno inseguito le orme del maestro, ma in particolar modo fu Keisan Eisen che, ispirato dai paesaggi di Hokusai, diede forma ad un suo stile. Tutte le sue produzioni vengono presentate per la prima volta in Italia presso il Museo dell'Ara Pacis e meritano senz'altro uno sguardo più attento.
Eisen, come il maestro Hokusai, ha saputo cogliere l'atmosfera della antica Tokyo, che invita il visitatore ad una serie di scoperte artistiche.
Si passa dai dipinti di infinite sfumature di blu di Prussia ai variopinti motivi dei quartieri erotici di Edo - alcuni dei quali esplicitamente inequivocabili - fino alle figure ibride del teatro kyogen; senza dimenticare quelli che possono essere considerati i primi manga.
L'opera di Hokusai è del tutto sconvolgente, forse come lui stesso era: "dall'età di novant'anni continuerò a migliorare il mio stile pittorico. Quando avrò raggiunto i cento il mio unico desiderio è stravolgere la mia arte. Chi di voi gentili signori vivrà abbastanza a lungo, capirà che con queste parole non mi sono sbagliato. Scritto dal vecchio Manji, già Hokusai".
Il perché di aver voluto chiamarsi Manji ha un stretto legame con la sfumatura che la sua arte acquisisce negli ultimi anni di vita. In un'ora e mezza di percorso forse è possibile trovarne il motivo, oppure uscirne ancora con più domande riguardanti l'opera di Shunro, o Sori, o Hokusai, o Hokusaititsu, o Manji...