Il cielo sopra Berlino: il ritorno in sala 30 anni dopo la caduta del muro
Due angeli vagano per una Berlino dilaniata e sofferente, ancora fumante per la guerra. Ma è una città dove la storia si mescola in una forte quanto impossibile stratificazione; così, come una ferita che dilacera le carni, si manifesta il muro che divide la città.
Gli angeli sono quelli delle poesie di Rilke, ma rievocano anche l’Angelus novus di Klee, angeli della storia piuttosto che messaggeri del divino.
Essi sentono i pensieri degli umani, i loro drammi e le loro paure; vorrebbero aiutarli ma non possono, sono invisibili ai loro occhi, solo i bambini li possono vedere.
Quando l’angelo Damiel (un immenso e sensibile Bruno Ganz), si imbatte nel tendone di un circo, resterà ammaliato da una trapezista che ha paura di cadere. “Non penzolare, vola! Devi sembrare un angelo.” Così dice l’impresario alla trapezista Marion, mentre Damiel la osserva librarsi in aria con leggiadria.
Lui ascolta il suo soliloquio dell’anima, e man mano si innamora di lei, o meglio, per dirla con gli inglesi “he falls in love”. Cadendo in amore perde l’eternità ma acquista una dimensione umana.
“E' tutto così vuoto, slegato. Il vuoto. L'angoscia. Angoscia, angoscia, angoscia... Come un animaletto che si è perso nel bosco. Chi sei tu? Non lo so. So solo che non farò più la trapezista. Basta col trapezio! Le decisioni improvvise alle quali si crede. Ma non piangere! Veramente, l'ultima cosa da fare è mettersi a piangere. Succede così, dipende, non va mica sempre come si vuole. Così vuoto. E' tutto così vuoto...”
Di ritorno dall’esperienza americana (“Hammett” e “Paris, Texas”), Wenders torna nella sua Germania e scrive una pagina della cinematografia indelebile.
Quel cielo sopra Berlino è vaporoso e intenso, come il bianco e nero che a tratti si accende di colore; è un cielo silenzioso che rumoreggia, con quel vociare di persone costante nell’aria… proprio quell’aria e quel cielo che il muro non poteva più imprigionare, e questo Wenders sembrava averlo intuito, quasi prefigurandone la caduta.
Restaurato in 4K, il capolavoro di Wenders torna in sala per due giorni, il 4 e il 5 novembre, a 30 anni dalla caduta del muro (9 novembre 1989). Anche la magnifica fotografia in bianco e nero del francese Henri Alekan ritrova la sua forma smaltata, grazie al lavoro dello stesso regista.
Un’occasione imperdibile per rivedere questa pellicola, o, per i fortunati che non l’abbiano ancora vista, di visionarlo per la prima volta direttamente sul grande schermo.