La città più rumorosa d'Italia
Nel centro storico più fragoroso d'Italia nessuno si lamenta delle perturbazioni acustiche. Lo stridore delle macerie che scivolano quattro piani in giù, l’assordante lama a disco che taglia l'acciaio, le ruspe che infrangono l'asfalto: tutto è temporizzato da un onnipresente battere che detta il ritmo della rinascita dell’Aquila.
“Assolutamente non mi danno fastidio, anzi, penso che siano il segno di una ricostruzione vitale”, racconta Francesco di Paolo.
“È il suono della città al momento, una città che sta in pieno fermento perché pian piano sta riprendendo la sua fisionomia estetica – psicologica non credo”, condivide Maurizio Torlona.
10 anni del sisma
Alle porte del Decennale del sisma, ancora ci sono ferite da rimarginare nel collettivo emozionale degli aquilani e molto da lavorare nella ricostruzione della città. “Sappiamo di non essere autosufficienti. La macchina burocratica e il difficile dialogo istituzionale sono ancora i grandi problemi”, spiega il sindaco Pierluigi Biondi.
L'Officina L'Aquila sorge per amalgamare tutte le forze politiche, tecniche e i cittadini interessati a far diventare realtà il progetto di concludere la ristrutturazione entro 2020. Sono ingegneri, scienziati, architetti (e non solo) ad affrontare le complessità della città. Fino ad oggi sono stati investiti più di 5 miliardi di euro nei lavori e L'Aquila è ormai un modello da seguire nelle norme e nelle procedure riguardo a ricostruzioni in zone sismiche.
“Qui abbiamo un vero e proprio incontro di culture. Tantissimi esperti di altrettanti paesi sono venuti all'Aquila per imparare e condividere esperienze. Abbiamo tenuto importanti collaborazioni con le università, ad esempio l'olandese Groningen, e, anziché fare solo la ricostruzione, abbiamo sviluppato un piano strategico e fomentato la formazione scientifica”, sottolinea Biondi.
Patrimonio artistico
Nella città delle 99 chiese, alcune delle più colpite dal terremoto cominciano a recuperare l'antica forma. Nella chiesa di San Silvestro gli affreschi di Raffaello si fanno nuovi dopo il lento e preciso intervento dei restauratori. Il pavimento dell'edificio viene rinforzato con delle placche d'acciaio minuziosamente lavorate da Domenico Annibale. Lui è uno dei tantissimi operai coinvolti nella ricostruzione.
Tra pubbliche e private, sono 150 le imprese che lavorano nel centro storico. Sotto il cielo di gru, l'operaio Bruno Maielletti racconta la sua soddisfazione in poter lavorare nella ricostruzione della città. “In 50 anni di lavori questo certamente è uno dei più speciali, anche perché ci sono state delle innovazioni, cose che non sono mai state fatte”, ha spiegato.
Impronta Internazionale
Agli operai italiani si uniscono altri provenienti dall'Albania e Romania, e così la pausa pranzo in Piazza diventa un punto di ritrovo e di riposo, ma anche di scambio di idee. La costruzione dello Smart Tunnel sotto il centro storico accende la conversazione tra operai di Caserta, venuti all'Aquila “perché c'era lavoro”. All'interno di questa galleria sotterranea corrono tutti i tubi e fili dei servizi essenziali. In caso di sisma, concede tra l'altro alle forze di soccorso un intervento rapido e preciso per il ristabilimento di luce e gas. “Il centro storico dell'Aquila è il primo in Europa ad avere un sistema così sicuro”, ricorda il sindaco.
L'impronta internazionale si vede anche nella solidarietà dei paesi che hanno “adottato” edifici e monumenti. Francia, Germania, Russia e Kazakhstan hanno preso in carico la ricostruzione di importanti pezzi della storia aquilana. “Vogliamo ricordare alle nazioni che in passato hanno voluto contribuire alla rinascita della città, ma che ancora non hanno potuto farlo, che abbiamo ancora bisogno”, spiega il coordinatore dell'Officina L’Aquila, Fabio Liberati. Il Forte Spagnolo è uno dei monumenti che ancora attendono finanziamenti per il restauro, calcolato in circa 30 milioni di euro.
Memoria e futuro
La Casa dello Studente, luogo simbolo del terremoto, non sarà invece ricostruita dopo le demolizioni. Diverrà piuttosto un luogo di memoria, un “ground zero”. Dopo la conclusione dei lavori di restauro e la riqualificazione urbana antisismica, L’Aquila sarà esteticamente una delle più belle città d'Italia, su questo non ci sono dubbi.
Che sarà, però, degli enigmatici cani randagi che oggi circolano liberi e trascurati per i vicoli del centro storico? Questi animali sembrano mossi da una forza sconosciuta che li trascina su e giù senza meta. Sarà questa energia misteriosa la stessa che ancora fa tremare chi è sopravvissuto a quella notte del 6 aprile 2009? Oppure, queste creature a quattro zampe guidano i fantasmi di chi ha perso la vita sotto le macerie e non ritrova la strada per tornare ad una casa che ormai non esiste più.