LA STORIA DI IVO - La piccola stella - Parte seconda

Come un antico astrologo, Ivo interroga le stelle per coglierne la voce. In realtà in cielo lui guarda una sola stella, quella di cui si fida per aprire il suo animo.


Era nata che lui aveva sei anni. Si chiamava Stella. Quando si rese conto di essere al mondo e iniziò a dirsi “questo mi piace, questo no” una delle prime cose che pensò fu che il fratellino Ivo era una delle cose più belle che le fosse capitato di incontrare nascendo. Gli stava sempre dietro, a volte un po’ troppo e allora lui aggrottava il viso e subito lei si ritraeva come per dirgli “va bene, va bene, ma tu non stare mai troppo lontano da me”.

Aveva sei anni quando morì, neanche il tempo di portare con sé l’immagine di Ivo nel mondo che, le avevano assicurato, accoglieva in festa i bambini che se ne andavano via dalla vita. La sua immagine, invece, Ivo se la portava con sé nel mondo che lei aveva abbandonato. Stava sempre dietro di lui seguendolo perché qualcosa di lei era ancora lì.

Ivo avrebbe voluto scusarsi per non essere stato carino perché aveva da fare. Gli sarebbe piaciuto averle detto almeno una volta di non allontanarsi perché la voleva vicina. Tante cose, anche non vere, che l’avrebbero resa un po’ meno triste quando se ne era dovuta andare via.

Allora fece una cosa di cui lei sarebbe stata felice. Una sera d’estate, guardando il cielo pieno di stelle, ne scelse una che gli sembrava la più luminosa di tutte e decise che quella era la piccola Stella che aveva deciso di andarsene a stare lassù. E ogni volta che il cielo si accendeva lui sceglieva una stella, sempre la più splendente, e le parlava immaginando che quella fosse la sua Stella che potesse ascoltarlo.

Le raccontava tutto ciò che avveniva in casa, cose che lei, arrampicata com’era nel cielo, non poteva più vedere. Le consentiva così di partecipare ancora a quella che era stata la sua vita e che giorno dopo giorno si stava allontanando. Stella ascoltava e a volte sembrava brillare un po’ di più del solito, forse perché era contenta o forse perché si emozionava magari con un po’ di nostalgia ma con la gioia di esserci, in qualche modo, ancora.

Ogni sera Ivo guardava il cielo e la aggiornava su ciò che era accaduto durante la giornata, le confidava cose che a nessun altro avrebbe mai detto. Che si era innamorato di una compagna di classe che però non si era accorta di niente, ma che era meglio così perché poteva continuare ad amarla senza temere di ricevere un rifiuto o anche soltanto uno sguardo indifferente. Le raccontava della scuola e quando prendeva un voto un po’ troppo brutto pensava - ma naturalmente senza dirglielo perché altrimenti lei si sarebbe rattristata - che era meglio se se ne stava lontana al riparo da quello schifo che quaggiù era la vita.

Stella era troppo distante per poterlo aiutare consigliandogli cosa fare per raggiungere la ragazza di cui lui si era innamorato o per rimediare a quel brutto voto. Ivo sapeva che lassù c’era ormai soltanto una stella lontana ma gli andava bene anche così, gli era sufficiente confidare i suoi pensieri a qualcuno e Stella era la persona di cui si fidava di più, la bambina che un giorno, ricordava, gli aveva giurato che non lo avrebbe mai abbandonato.

Con il passare degli anni, però, lei non era più la bambina che si era allontanata da casa, era certamente diventata una ragazza e poi una donna che Ivo cercava di immaginare bella come forse quaggiù non sarebbe mai stata, così bella che lassù qualcuno se ne era certamente innamorato anche se lei non riusciva a decidere da sola cosa dover fare. E allora Ivo la rassicurava, le diceva che tutto sarebbe andato per il verso giusto, ma lei insisteva e anche lui insisteva, ma Stella era incerta, e lui era lì a dirle che un giorno anche lei avrebbe avuto una bambina, una piccola stellina che le si sarebbe accesa accanto.
Ma Ivo - ormai un uomo indaffarato e distratto dalle concrete cose della vita - scrutava sempre meno il cielo. Soltanto qualche volta guardava in alto cercando di scoprire dove Stella fosse mai andata a nascondersi. Doveva essere anche lei avanti con gli anni o forse, pensava era successo qualcosa che le impediva di continuare a brillare.

A volte qualcuno, in famiglia o tra amici, gli parlava del passato lontano in cui, attraverso qualche ricordo un po’ sbiadito, si riaffacciava anche la piccola Stella. E Ivo era sempre contento quando ciò accadeva. Da tempo non guardava più il cielo. Se lo avesse fatto si sarebbe accorto che lassù c’era una signora di mezza età con qualche ruga e uno sguardo stanco e ormai indifferente.

Era felice quando in quegli ormai brevi discorsi su di lei la piccola Stella tornava ad essere una bambina di sei anni e ogni volta Ivo guardava dietro di sé per vedere se caso mai lei fosse ancora lì, timorosa di dare fastidio ma incapace di allontanarsi da lui. Qualche volta, cercando di non farsi sentire, le diceva sottovoce “ma dove vai, non ti muovere, stai qui con me”.

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