"La Tempesta" al Globe Theatre: Ugo Pagliai e Melania Giglio incantano il pubblico

Non c’è posto sicuro al Globe quando è di scena La tempesta. Spiriti senza volto circondano con i loro sguardi ogni spettatore, mentre sussurri e brusii corrono lungo il perimetro della scena, ridefinendo i confini di un teatro che diventa isola sperduta, un non luogo in cui la dimensione onirica e quella reale si confondono, incantando il pubblico con il loro continuo intrecciarsi. Catapultati in questo spazio indefinito e indefinibile, si assiste inermi al compiersi del disegno del mago Prospero, un tempo duca di Milano. Illegittimamente spodestato dal suo regno, servendosi dei suoi poteri sovrannaturali scatenerà la tempesta che porterà i suoi rivali nell’isola che abita da tempo, così da poter consumare la sua vendetta. Ma la sete di rivalsa non riuscirà ad essere appagata da nessuno dei suoi incantesimi, solo la liberazione finale permetterà alla sua anima di riconciliarsi con i rivali e, infine, anche con il pubblico, risvegliandolo dalla magia della messinscena.

Non basta l’odore intenso e pungente del massello di rovere con cui è costruito il Globe a trascinare lo spettatore in un nuovo mondo, La tempesta scatenata dal regista Daniele Salvo ridipinge lo spazio scenico, trasformandolo in una sognante isola teatrale. Candide vele ricoprono il palcoscenico come lenzuola di un letto, lasciando intravedere effusioni d’amore ma anche spietate stregonerie. Come quelle a cui sono soggetti il mostruoso Caliban (un incolore Gianluigi Fogacci), il beone Stefano (l’ameno Mimmo Mignemi) e il suo compagno di bottiglia Trinculo (un divertente, forse anche troppo, Marco Simeoli), che attenteranno alla vita di Prospero per poter conquistare l’isola. Tanto forte il loro proposito quanto poco convincente il modo in cui sono inserite le loro interpretazioni nel tessuto narrativo, tali da non lasciare nemmeno lontanamente pensare che possano davvero riuscire nei propri intenti di vincere il superiore duca di Milano. Trascinanti appaiono invece le prove di Ariel (una strabiliante Melania Giglio) e Prospero (un ieratico Ugo Pagliai), veri e propri motori dello spettacolo, alimentato incessantemente con la loro inesauribile energia.

La scenografia, i costumi, le luci, le interpretazioni degli attori e del corpo di ballo sono solo alcuni dei motivi per ammirare questo spettacolo in scena in uno dei teatri più incantevoli della capitale, realizzato grazie ai finanziamenti della Fondazione Silvano Toti, ricordando, come dice Prospero nel corso della rappresentazione, che le opere di virtù son ben più rare di quelle della vendetta.


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