Momenti di Massimo Troisi
“Ricordati che devi morire!”. “Sì, sì, mo’ me lo segno. Non vi preoccupate”. Ha saputo ingannare la morte anche quando era in vita Massimo Troisi, attore inconsapevole della sua stessa esistenza. Per lui il confine tra la realtà e la finzione non c’era, ed è forse proprio questo particolare che ha reso la sua comicità intramontabile.
Con cinque scene ripercorriamo la sua storia da attore.
1. La smorfia - "Annunciazione Annunciazione!"
Erano gli anni Settanta e tre giovani ragazzi napoletani riempivano i teatri divertendo il pubblico con gag esilaranti. Fra i più celebri c'è senza dubbio quello dell'Annunciazione, dove Troisi impersonifica Maria, Lello Arena l'angelo Gabriele ed Enzo De Caro il Cherubino. Lo scambio di battute, il dialetto napoletano e le espressioni rendono lo sketch uno dei più riusciti del gruppo La smorfia.
2. ricomincio da tre - “Cosa gli rispondo io? Sì, certamente!”
L'incredibile esordio cinematografico con cui Troisi portò a casa due David di Donatello, quello al miglior film e al miglior attore protagonista, è il radioso battesimo dell'attore napoletano nella settima arte.
La scena qui proposta, una fra le tante iconiche del lungometraggio, vede Gaetano "l'emigrante" raggiungere un centro di igiene mentale dove ad attenderlo, in una delle stanze riservate ai pazienti, c'è un bizzarro signore (Marco Messeri) in giacca e cravatta. I due danno il via ad un intenso e particolare "dibattito", con espressione e mimica facciale a farla da padrone.
Questione di orgoglio e dignità. Dignità e orgoglio.
3. scusate il ritardo - “Meglio 50 giorni da orsacchiotto”
La seconda pellicola che vede Troisi alla regia è chiamata “Scusate il ritardo”, arriva infatti quasi tre anni dopo “Ricomincio da tre”. Il film è sicuramente comico, ma riflette su questioni serie, traducendo in immagini filmiche il dramma di un giovane degli anni '80 che non sa decidere su niente: amori, lavoro e stile di vita. Nella frase "meglio 50 giorni da orsacchiotto..." è racchiusa tutta la titubanza del protagonista Vincenzo, ma anche dello stesso Troisi.
4. non ci resta che piangere - “savonarola! diamoci una calmata”
Il film con cui firma il record di incassi nella stagione 1984-85 – e forse quello di maggior successo – è “Non ci resta che piangere”, l’unico realizzato in coppia con Benigni. Il titolo è preso da una lettera di Petrarca e guardando il film le lacrime escono davvero, ma per le risate. La pellicola narra le disavventure di due amici che vengono catapultati nel 1492 e nella scena, altro non è che un omaggio a Totò, i due scrivono insieme una lettera al predicatore Savonarola in un modo tutto loro.
5. il postino - “mi sento come una barca sbattuta dalle parole”
Per concludere proponiamo una scena della sua ultima interpretazione cinematografica del 1994: “Il postino”. Nel film si percepisce la sofferenza dell’attore, gravemente ammalato di cuore, che concede tutto se stesso in questa straziante e toccante interpretazione. Massimo Troisi morì poco dopo la fine delle riprese, durate 11 settimane.
In questa “Ode al mare” di Neruda il personaggio si sente sbattuto dalle parole del poeta come una barca tra le onde del mare, prendendo coscienza nel contempo dell’importanza e della semplicità delle parole di cui non bisogna esserne impauriti ma cullati come quella barca nelle onde.