Orazio Borgianni. Un genio inquieto nella Roma di Caravaggio

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La Roma dei primi anni del Seicento era il luogo dove essere per ogni artista, il palcoscenico dove si manifestavano le novità più importanti. Da ogni parte d’Italia e d’Europa vi giungevano centinaia di pittori, scultori, architetti, scalpellini e stuccatori per trovare lavoro e scoprire le bellezze antiche e contemporanee che custodiva.

Spesso però vengono ricordati e celebrati solo pochi protagonisti di questa straordinaria stagione artistica, solo la punta di un iceberg che è infinitamente più grande di quanto siamo portati a pensare. Così il nome di Caravaggio finisce per oscurare la maggior parte dei suoi colleghi e seguaci che, traendo spunto e linfa dalla sua pittura rivoluzionaria, portarono avanti le sue invenzioni creando uno stile che si diffuse ovunque nel vecchio continente.

Nel mare magnum del caravaggismo spunta un nome davvero poco noto al grande pubblico, quello di Orazio Borgianni, a cui la Galleria Nazionale d’Arte Antica (nella sede di Palazzo Barberini) ha dedicato la prima mostra monografica curata da Gianni Papi.

Dopo una prima formazione nella natia Roma con insegnamenti dal gusto manierista, è il viaggio in Spagna a lasciare un segno profondo nei suoi occhi e quindi nella sua pittura. L’influenza di El Greco è ben visibile in tutta la sua opera, in quei colori accesi e in un luminismo violento e incandescente. Tornato a Roma nel 1602 prende atto della grande novità caravaggesca. Le tele di San Luigi dei Francesi avevano scosso tutti i pittori ed era pressoché impossibile ignorarle. Così Borgianni guarda al Merisi, ma lo fa in una maniera personalissima, creando un proprio stile ben riconoscibile.

La mostra, piccola eppur molto esaustiva e puntuale, è suddivisa in due capitoli: nel primo sono riunite ben 18 opere autografe del periodo romano, e nel secondo trovano posto 17 opere di pittori che sono stati in parte influenzati da Borgianni (da Carlo Saraceni a Giovanni Serodine).

Con queste parole il curatore Gianni Papi spiega il motivo che è all’origine di questa importante esibizione: “L’intento di questa mostra, oltreché tracciare in modo soddisfacente la fisionomia di Orazio, è anche quello di mettere definitivamente in luce l’importanza della sua influenza sull’ambiente romano; per questo ritengo valga la pena soffermarsi su questi aspetti, e di conseguenza dedicare circa la metà dell’esposizione ai dipinti degli artisti che hanno ricevuto un significativo aumento del loro linguaggio proprio dal contatto con Borgianni.”

Vi proponiamo qui di seguito un piccolo assaggio della mostra:

Una cesta più bella di Gesù

Sacra Famiglia con sant'Elisabetta, san Giovannino e un angelo.

Sacra Famiglia con sant'Elisabetta, san Giovannino e un angelo.

Caravaggesco nell’impostazione (si veda il drappo rosso e il fondo scuro), questa quadro sembra però più vicino ad Orazio Gentileschi per le cromie. La bellezza dell’angelo che suona la viola da braccio e l’incredibile pelle avvizzita di Elisabetta sono adombrati dalla bellezza della cesta con i panni, che sembra divenire il protagonista del dipinto. Un brano di natura morta raffinatissimo, che il grande storico dell’arte Roberto Longhi, che definiva Borgianni “il suo prediletto”, considerava fra i più alti di tutto il Seicento.

Come Grattachecca e Fichetto



Martirio di Sant’Erasmo

Martirio di Sant’Erasmo

Una scena cruda e raccapricciante, macabra e spietata: Borgianni dipinge l’eviscerazione del santo martire già vescovo di Antiochia con una forza inaudita. La bellezza dei colori e della composizione mitigano il soggetto cruento che ricorderà agli affezionati “Simpsoniani” la sarcastica parodia splatter di Grattachecca e Fichetto.

Un autoritratto come specchio dell’anima

Autoritratto di Orazio Borgianni

Autoritratto di Orazio Borgianni

I baffi arricciati all’insù, pochi capelli arruffati e uno sguardo assente e turbato, inquieto, come ricorda il sottotitolo della mostra, “un genio inquieto nella Roma di Caravaggio”. Un autoritratto che parla come un testo scritto, raccontandoci del periodo difficile di malattia vissuto dal pittore nell’ultimo periodo della sua vita che lo ha condotto ad una morte prematura.


Maddalena in topless

Maddalena penitente, Guido Cagnacci.

Maddalena penitente, Guido Cagnacci.

Pittore celebre per le sue opere fortemente erotiche e sensuali, il Cagnacci soggiornò a Roma tra il 1621 e il 1622, e qui ebbe modo di scoprire l’opera di Borgianni restandone affascinato. Questa Maddalena ha i tipici attributi che la caratterizzano e la rendono riconoscibile, il vaso d’unguento, gli strumenti di penitenza e il teschio, ma la nudità così spudorata è una novità non da poco per il tempo. I grandi seni catturano l’attenzione anche del visitatore più pudico, così come l’espressione gaudente e la pelle livida del collo. Una santa dalla bellezza sfrontata.

Luogo: Palazzo Barberini

Durata della visita: 1h circa

Periodo: fino al 1 Novembre 2020

Costo biglietto: Intero 12 € – Ridotto 2 € (per i giovani dai 18 ai 25 anni)