Salgado, l’ultimo fotoreporter
Ogni volta che sfoglio Genesi ritrovo l'autenticità degli scatti di Salgado. Ciò mi riporta indietro di alcuni anni, quando venne a Roma per l’anteprima della mostra omonima, risultato di otto anni di lavoro in luoghi tra i più selvatici e isolati della Terra.
La lunga dimensione temporale dei suoi progetti è appunto la prima distinzione non negoziabile per la realizzazione di un vero fotoreportage, quello che indubbiamente distingue la cronaca dalla Storia.
Dietro ad ogni fotografia di Salgado c’è studio, ricerca, approfondimento e svariati collegamenti che aiutano a comprendere quella realtà storica. Genesi è la testimonianza – e lo continuerà ad essere tra cento o mille anni – che un giorno la Terra è stata così come (non) la conosciamo noi.
Mentre attendo quello che forse sarà l’ultimo grande fotoreportage di Salgado (Amazzonia), rileggo l’intervista a me rilasciata nel 2013.
D: Questa è stata anche una genesi personale?
Sebastião Salgado: Prima ero solito a fotografare solamente temi sociali, mentre questa volta mi sono occupato di un tema ambientale. In verità ho sempre fotografato temi con cui ero interamente in connessione. Ne trovavo un’identificazione, etica o ideologica. Quando ho fotografato In cammino avevo una ragione per fotografare l’immigrazione, un legame con essa, sono stato rifugiato per un periodo (Salgado scappò dalla dittatura in Brasile esiliandosi a Parigi). Quando realizzai La mano dell’uomo stavo, forse, tirando fuori l’economista che c’era dentro di me. Con Genesi è un po’ lo stesso perché portiamo avanti un progetto ambientale in Brasile in cui stiamo lavorando sulla riforestazione di un pezzo della foresta Atlantica, pertanto interamente legato alla natura. Dunque, Genesi è anche una continuità della mia vita stessa.
D: Alcuna relazione con la genesi biblica?
Io non credo in nessun dio, a niente, sono completamente materialista, quindi sotto questo aspetto no. Anch’io ho preso in prestito la parola genesi, così come ha fatto la religione. È una parola forte che rappresenta l’inizio. Io credo che esista un ordine naturale delle cose, una certa organizzazione del pianeta, esistono gli istinti, esiste una spiritualità nelle cose, ma non credo in un essere superiore che coordina e comanda tutto, così no.
D: La forza della natura, però?
La forza della natura è il più grande potere di tutti. Noi siamo natura. Siamo animali uguali agli altri. Siamo venuti dalla stessa cellula basilare, ci siamo solamente evoluti in forma diversa. Credo che chi abbia fatto l’analisi perfetta di tutto ciò sia stato più Darwin che Cristo.
D: Mi vedi in bianco e nero?
Da sempre ho avuto una percezione di gamma del grigio mentre fotografo. Però no, non vedo in bianco e nero, vedo a colori, come tutti.