Quando san Francesco fu interpretato da un pugile
San Francesco animalista, ambientalista, hippy, mago, diplomatico... sul santo di Assisi si è detto di tutto, spogliato a destra e a sinistra proprio come il povero Cristo di cui è imitazione fedele (Alter Christus).
Eppure un san Francesco pugile è difficile da immaginare, proprio lui che era così mite e umile, pacifico e ilare, lui che andava per le genti a predicare "pace e bene".
Ci volle l'estro creativo e geniale di Liliana Cavani, tra le più grandi registe italiane e internazionali (tremendamente sottovalutata). La cineasta emiliana, molto affascinata dalla storia e da alcuni grandi personaggi, tornò sul Poverello d'Assisi per ben tre volte. La prima, nel 1966, fu per una miniserie televisiva realizzata per la Rai, sceneggiata con Tullio Pinelli e interpretata dal camaleontico Lou Castel.
Ma è nel 1989 che la regista affida la parte ad un personaggio inaspettato. Un pugile vincitore di venti incontri (17 per KO), cresciuto nella mitica palestra della Quinta Strada di Miami, dove si era allenato anche Muhammad Ali. Questo giovane e promettente boxeur riuscì poi a scaricare la sua rabbia nei teatri di posa, e divenne un attore, un grande attore di Hollywood, chiamato da Spielberg e Coppola che lo lanciarono nel gotha della settima arte.
Si tratta di Mickey Rourke, giovane star che inquinò la sua promettente carriera in torbide vicende di abusi di alcool e droga, e in compagnie sospette con membri di gang criminali.
Ma Liliana Cavani lo convocò appena prima del declino, quando il suo volto era ancora intonso e candido, prima delle tumefazioni e dalla trasformazione fisionomica dovuta dal ritorno alla boxe professionistica, che gli valse numerose vittorie ma anche denti spezzati, costole incrinate, naso rotto e lingua tagliata.
Alle spalle la regista di Carpi aveva già dei film blasonati e altisonanti, come il zeffirelliano Fratello Sole, Sorella Luna, e il rosselliniano Francesco, giullare di Dio. Decise quindi di intraprendere un racconto diverso, partendo dalla morte del santo (1226) e ascoltando il racconto della sua vita tramite le parole di Chiara (interpretata da Helena Bonham Carter) e dei fratelli che gli furono più vicini.
Il Francesco di Liliana Cavani è distante da narrazioni favolistiche e melliflue, da una visione incantata e fiabesca, ma restituisce un ritratto duro e realistico del Patrono d'Italia, di un uomo dubbioso, con le sue paure, ma pienamente libero e drammaticamente umano.
Il Francesco/Rourke è intriso di terra e fango, di dolore e inquietudine, come nell'intensa scena delle stimmate dove urla con disperazione.
La scelta del pugilatore sull'orlo di una crisi esistenziale, per quanto azzardata, forse non fu poi così errata.
La regista tornerà infine una terza volta su san Francesco nel 2014, per un'altra miniserie televisiva.
Nel frattempo sul soglio di Pietro era salito un pontefice che prese per la prima volta il nome di Francesco.
Questo personaggio storico rivoluzionario aveva ed ha ancora qualcosa da raccontarci.