Pagelle Sanremo 2021, prima serata: quello che canta meglio è Ibrahimovic

Il Covid ha messo in ginocchio il mondo, ma nemmeno una guerra nucleare poteva fermare la prima Istituzione italiana. No, non la Presidenza della Repubblica e nemmeno il governo o il Parlamento, non fate i forbiti! Ovviamente si intende il Festival di Sanremo, arrivato in questo 2021 alla sua 71esima edizione.

Ieri sera la prima serata, senza pubblico in platea per la prima volta dal 1950. Un palco scintillante e futuristico, l’emozione di Amadeus, i “culi” assenti dalle poltrone protagonisti indiscussi delle gag di uno scatenato Fiorello, l’ironia spontanea come le risate di Raffaella Carrà del duo gitano-impacciato Ibrahimovic-De Angelis, la grinta rock della Bertè e l’estro alla “David Bowie dei poveri” di Achille Lauro. Ne abbiamo viste delle belle. Ma la cosa migliore sono decisamente le canzoni in gara. Come di consueto ecco le nostre cattivissime pagelle dei primi 13 cantanti Big e dei 4 giovani delle Nuove proposte. Lo diciamo subito: alla fine facendo un bilancio, tranne alcune rare eccezioni, quello che canta meglio è Ibra, che non ha cantato. Per adesso.

BIG

  • Arisa - "Potevi fare di più"

La cantante di “Sincerità” e due volte vincitrice all’Ariston è arrivata alla sua settima partecipazione sanremese. Nuovo look: vestito rosso passione, con un tubo di metallo a reggere la coda e una rosa tra le mani. Il brano è scritto da Gigi D'Alessio e sorprende: è in fin dei conti semplice, ma dalla dinamica complessa, sincero e non banale. Al centro una relazione arrivata al capolinea e la sofferenza di una donna che rimane sola. Forse è l’interpretazione di Arisa che innalza definitivamente la canzone. Perché l’interpretazione è da grande cantante. La sua voce è incredibile, ma in fondo lo sapevamo già.

Star della porta accanto

Voto: 6 e mezzo

  • Colapesce e Dimartino - "Musica leggerissima"

Loro sono un duo che fino a tre giorni fa era famoso come i grandiosi film turchi. Sembrano un incrocio tra Tommaso Paradiso e due cantanti di strada in abito da sera. No, non è vero, i cantanti di strada sono dignitosissimi e meritano rispetto. Ironizzano in modo sottile sulla musica leggera, priva di significato. E lo fanno tra sonorità anni ‘80 e un’ironia convincente come quella di Matilde de Angelis. La voce l’hanno persa per strada. “Ho voglia di niente” dicono nel testo, anche noi dopo averli sentiti. Per fortuna che c’è la ballerina nel finale.

Stucchevoli

Voto: 2 - (1 a testa)

  • Aiello - "Ora"

Orecchini prorompenti, abito lungo rubato al Ghemon dei tempi migliori. Quello che è considerato una stella del nuovo cantautorato italiano dovrebbe esibirsi in una ballata autobiografica che sa di confessione. Lui si è comportato male per colpa delle sue paure e dopo la fine di una storia d’amore vede le foto di lei, del compagno, della figlia e di una casa che forse era destinata alla coppia che si è rotta. Nelle sonorità l’arrangiamento orchestrale incontra l’elettronica. Peccato che non si capisca quasi nulla di quello che dice Aiello. Stona in modo evidente almeno due o tre volte e più che cantare blatera una sorta di litania in ottomano. Se la senti al contrario stai sicuro che c’è Satana che ti invita a non vaccinarti.

Ma perché questo supplizio?

Voto: 0

  • Francesca Michielin e Fedez - "Chiamami per nome"

Il duo dei diecimilaottocento dischi di platino si presenta per la prima volta assieme all’Ariston con una marea di aspettative addosso. Entrano e sembra di stare a “Ballando con le Stelle”. Lui il famosino ciocco di legno e lei la ballerina campionessa di liscio. Un filo lega i due microfoni, a raccontare di un amore in cui quando ci si trova davvero le parole (e le promesse) perdono di significato. “La grande storia banale” cantano. Nemmeno Umberto Eco avrebbe trovato parole più azzeccate per descrivere la performance. Ogni tanto sembra di cambiare ancora una volta programma, guardando i bambini dello “Zecchino d’Oro”. Poi nel finale si passa alla concorrenza di Barbara D’Urso, con la lacrima di Fedez e il racconto del suo quasi svenimento pre-esibizione. Viene nostalgia del loro vecchio successo “Magnifico”, pensate un po’ che roba…

Anche se fuori tutto è MAGNIFICOO!!!

Voto: 1

  • Max Gazzè e Trifluoperazina Monstery Band - "Il farmacista"

Vestito da Leonardo da Vinci, Gazzè si presenta con una band in cartonato e canta una serie infinita di rimedi medicinali e naturali contro sbalzi d’umore, rompicoglionaggine e mania per lo shopping. Arrangiamento follemente complesso, con assolo dell’incredibile strumento “theremin”. Consigliamo questa canzone ai no-vax, i nazi-omeopatici e al senatore Lello Ciampolillo, magari cominciano a prendere tutte queste medicine assieme per combattere anche il Covid-19. Peccato che il ritmo e la melodia non convincano a pieno.

Genio, ma non abbastanza

Voto: 6-

  • Noemi - "Glicine"

Vestita con un tubino scintillante che ne mette in mostra tutte le forme, dopo un percorso di dimagrimento e rinascita psicologica, Noemi delude. Sembra ringiovanita di 10 anni, anche nella voce, ma la canzone è davvero di scarso livello. A tratti senza capo né coda. Ricordo, malinconia, un abbraccio passato, immagini criptiche. Alla fine tutto sfuma senza lasciare molto allo spettatore.

Bellissima lei, pessima la canzone

Voto: 3

  • Madame - "Voce"

Si presenta con il look di Michael Jackson e canta una sorta di dedica strappalacrime e nostalgica alla sua amata. Le dice che le manca e che vorrebbe abbracciarla, con stile urban e contemporaneo, tra filtri vocali e bassi incisivi. Si lamenta al microfono in due-tre occasioni, poi rappa. Il ritmo è accattivante e si distingue dal classico mortorio dell’Ariston. Ma il brano in fin dei conti non vale nulla.

Cool sì, sufficiente no

Voto: 4 e mezzo

  • Maneskin - "Zitti e buoni"

La band dei record di X Factor è attesissima. Loro hanno detto di voler “spaccare tutto”. E in alcuni punti dell’esibizione ci vanno vicini. Questo brano è una ventata di rock che ti sveglia come uno schiaffo dopo un lungo tepore sanremese. Il testo è un manifesto, che esalta la diversità e la follia contro il conformismo. La performance di Damiano è super. Davvero rocker maschi così nell’attuale scena musicale italiana non esistono, bisogna tornare a Vasco per rivedere una simile attitudine. Da un gruppo dalla qualità così sopraffina, però, ci si aspettava decisamente di più. Hanno scritto testi nettamente migliori, ad esempio con “Vent’anni” qui avrebbero sicuramente scalato il nostro (inutile) podio.

Ci siamo svegliati, un miracolo!

Voto: 6+

  • Ghemon - "Momento perfetto"

Look da Povia spettinato nei suoi video complottisti su Facebook, ritmo rap/soul/funk abbastanza originale. Parla del “suo momento perfetto”, quello in cui dopo aver aspettato troppo in silenzio ti viene voglia di urlare e sconfiggere l'insicurezza. Sembrano le prove di uno show in crociera, quelle in cui il cantante-performer per non pensare ai 70enni e le orde di bambini festanti che dovrà intrattenere si estranea e fa un viaggio mentale tutto suo.

“Particolare”

Voto: 4

  • Coma_Cose - "Fiamme negli occhi"

Coppia indie-pop nella vita e nell’arte. O meglio, in quello che provano a fare per sbarcare il lunario. Esordiscono a Sanremo dichiarandosi il loro amore reciproco come novelli Minghi e Mietta, ma in confronto “Vattene amore”, con il fatidico “trottolino amoroso”, è un rarissimo testo postumo di Charles Dickens. Probabilmente hanno chiesto una consulenza letteraria ai Teletubbies. Dopo averli ascoltati le fiamme le senti eccome, ma non solo negli occhi.

Ridateci Albano e Romina!

Voto: 1

  • Annalisa - "Dieci"

Talmente sexy che Amadeus diventa tutto rosso appena scende le scale. Canta in maniera convincente, come al solito. Peccato che si esibisca con una canzone su un amore in crisi con un testo sconclusionato, tra parole a caso per “fare i fichi” tipo il delivery e immagini sofisticante quanto la comicità di Enzo Salvi. La melodia è più sanremese di Pippo Baudo. Lei è davvero un’ottima interprete, ci chiediamo perché debba venire per l’ennesima volta all’Ariston con qualcosa che non è all’altezza della sua splendida voce. Ma tanto le vendite la premieranno ancora una volta.

Popolare

Voto: 2

  • Francesco Renga - "Quando trovo te"

Si presenta ancora una volta a Sanremo e prova giustamente a cambiare genere, con un pop più criptico del solito. Parla della città in cui vive, con il suo traffico e le sue luci, come un mostro che confonde le idee e porta la testa lontana dalle cose importanti (i riti di ogni giorno, tra cui la persona amata e la vita di casa). La canzone ha una dinamica stranissima, con un ritornello contorto che spinge ad acuti forzati. Non convince e purtroppo Renga appare soltanto, come canta lui stesso, “sempre fuori stagione”.

Un po’ bollito

Voto: 3 e mezzo

  • Fasma - "Parlami"

Passato dalle Nuove proposte 2020 ai Big di quest’anno, il giovane trapper mischia l’indole rap con la tradizione della canzone d’amore italiana, un po’ come l’eleganza con la coattagine (visto il look, che comunque alla fine è diversamente trendy). La canzone è molto orecchiabile e l’autotune sicuramente aiuta a “salvare” la sua voce. L’emozione gli gioca un brutto scherzo, facendogli dimenticare alcune parole in un passaggio.

Ancora verde

Voto: 4

A fine serata ecco la classifica parziale (con il voto della giuria demoscopica) dei primi 13 big in gara, ovviamente in linea con i voti de L’Amletico…

NUOVE PROPOSTE

  • Gaudiano - “Polvere da sparo”

Tono sicuro, interpretazione sincera, Gaudiano canta con voce rauca la storia del suo lutto. La canzone, infatti, è un dialogo con il padre che non c’è più, con quei rimpianti che colpiscono sempre in casi come questi. Il dolore è forte, quasi insopportabile, tanto da far pensare l’artista al suicidio. “Polvere da sparo in un solo colpo da spararmi nella testa, se guardo oltre le nuvole io non trovo ragione, se mi guardo allo specchio vedo te”. Non servono altre parole. Il ritornello non rimane in testa e questa non è certo una nota negativa, il problema è che non si distingue davvero rispetto alle strofe. Comunque l’emozione c’è, ma vista la professionalità dell’interprete non altera la performance.

Intenso

Voto: 6 e mezzo

  • Elena Faggi - “Che ne so”

Sul palco arriva una bambolina con due fantastiche antenne chignon. Canta dell’inizio di un amore in modo leggero leggero, con vocina esile e movimenti indecisi. In pratica una piccola Arisa (quella di “Sincerità” del 2009) con un pizzico di ritmo jazz. Finisce e ti chiedi: ma ha cantato? Uno potrebbe rispondere benissimo: “Che ne so”, appunto. E’ convinta che il brano faccia “uscire fuori tutta l’incertezza che viviamo ormai da un anno”. Convinta lei…

Leggerina

Voto: 3

  • Avincola - “Goal!”

Un amore tormentato, ma anche voglia di riscatto e di un finale positivo per la relazione. Il desiderio di scacciare le malinconie e una metafora calcistica che rappresenta chi resta in ombra, ma poi in extremis riesce a stravolgere la partita e il risultato. “Wow” direte. Peccato che questo Avincola è svociato come un ragazzo che fa after in un karaoke a caso dopo otto gin tonic. La voce è quella di Gigiola Cinguetti, il look uguale a er Monnezza e alla fine il testo è banalissimo. All’inizio lancia un pallone ad Amadeus. Non sa cantare…ehm no…non sa calciare.

Anonimo

Voto: 2

  • Folcast - “Scopriti”

Ritmo sommesso, lui è intimorito dal palco. Quando la canzone si alza di tono la voce di Folcast traballa. Poi si carica nel finale come una molla, ma non esplode. La canzone parla di solitudine ed è un’occasione per conoscersi, nonché cominciare un percorso di crescita che deve portare all’accettazione di sé stessi, fuori dal vuoto interiore. Il testo è leggermente ripetitivo, ma quello “scopriti” ha tanti significati: aprirsi, mettersi a nudo, ma anche saper scavare dentro.

Bravo, ma per per citare Arisa: “potevi fare di più”

Voto: 5 e mezzo

Meritano di andare in semifinale Gaudiano e Folcast. E incredibilmente ci vanno proprio loro.

A domani per le altre sobrie pagelle delle canzoni mancanti e l’immancabile podio de l’Amletico!