Sofia Panizzi e il teatro: “Una passione che non posso controllare”
L’inizio della telefonata con l’attrice Sofia Panizzi sembra la prima scena di uno spettacolo. Sono le 13.50 quando la 22enne risponde al cellulare. Rumore confuso. Poi una voce: “Oh caspita!”. E subito dopo cade la linea. Che le sia successo qualcosa? Che abbia avuto un malore? Ma poi richiama immediatamente.
Tanti gli spettacoli in cui Sofia Panizzi ha partecipato, soprattutto in televisione. Sesta stagione dei I Cesaroni nel 2012, come fidanzata di Mimmo, Che Dio ci aiuti 3 nel 2014 e Come fai, sbagli, fiction di Rai1, nel 2015. Ma adesso nella sua vita c’è il teatro, l’Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio d'Amico dove è al terzo anno di studi.
Perché hai scelto la Silvio d'Amico?
Prima di tutto perché sono di Roma e poi perché dall’Accademia Nazionale sono usciti grandissimi attori.
A quali attori ti ispiri?
Non so rispondere bene a questa domanda. Perché se dicessi un nome sarebbe fuorviante. Essendo giovane, di modelli ne ho tanti, anche diversi tra loro. Mi piace molto Cate Blanchett perché è versatile: nel film Manifesto ha interpretato addirittura 13 personaggi. Di sicuro la versatilità è una qualità che mi affascina molto.
Ti senti versatile?
Penso di sì, ma lo devo ancora dimostrare.
Cosa ti distingue dagli altri attori sul palcoscenico?
Se c’è una cosa che ho scoperto, è che questo percorso, questa passione, è una cosa che non posso controllare. Sono nata con il desiderio di stare sul palco. Forse è dovuto a quel briciolo di follia che esce fuori quando fai qualcosa che ti investe dalla testa ai piedi. E che ti diverte mentre lo fai.
C’è stato un momento particolare in cui hai scoperto questa passione?
È successo prima ancora di sapere che volessi recitare, durante uno spettacolo che ho fatto in una scuola di musical. Si trattava di Aladin. A me assegnarono una parte di cui non andavo molto fiera: il tappeto volante. Ci rimasi molto male, perché non era un ruolo molto gratificante (mi ricordo che ho contato le battute in quel caso: probabilmente erano dieci). Ma da quell’esperienza mi sono resa conto che tu puoi dire anche tre battute, però se le dici in un certo modo le persone si divertono e si ricordano di te. All’uscita dello spettacolo sentivo il pubblico che commentava: “Ah, il tappeto, mi ha fatto morire dalle risate!”. E io ho pensato: “Ma come? Avevo solo dieci battute! Come è possibile?!”. Da quel momento ho capito che, se ti diverti nel farlo e ti appassioni, ogni ruolo ha la sua dignità.
Non è quindi il peso del ruolo che conta, ma il peso che dai alle parole. Interessante. Nell’ultimo saggio che avete messo in scena con la Silvio D’Amico, I pretendenti, come hai voluto caratterizzare il tuo personaggio?
Il regista Valentino Villa mi ha dato una grande opportunità. All’inizio l’assegnazione di questa parte (ndr, Sofia Panizzi ha ricoperto un ruolo chiave) mi ha spaventata, perché mi è stata data una grande responsabilità. Però poi mi sono lasciata andare. Avevo paura di recitare con il freno tirato perché non mi sentivo all’altezza della situazione. Appena mi sono resa conto che quando mi lasciavo andare le cose funzionavano, e che con gli altri compagni si creava una grande sinergia, allora ho cominciato a divertirmi e la parte è risultata simpatica. Mi sono sentita a mio agio.
Quali commenti ha raccolto sulla tua interpretazione?
Che è stata una sorpresa. Sorpresa nel vedermi nei panni comici, che non mi era mai successo. Chi mi conosce sa della mia vena di “pagliaccio”, gli altri no. Certo è che ti deve sempre capitare l’occasione giusta per poter mostrare di essere all’altezza.
Preferisci lavorare in un gruppo grande, come ne I pretendenti, o in progetti più piccoli?
Sono molto fortunata. La mia è una classe di talenti, con persone rispettose. Ci vorrei lavorare tutta la vita con un gruppo del genere, ma non escludo in futuro di avere progetti più piccoli.
Con quali registi di piacerebbe lavorare e quali palchi calcare?
Ogni volta che entro al Teatro Argentina spero di recitare lì un giorno. Mi piacerebbe fare anche qualche esperienza all’estero. A livello cinematografico, mi piace molto Virzì. Ma non ho nessun tipo di preclusione sulle esperienze future.