Sulla spiaggia
È una bella giornata di sole, il mare è calmo e tiepido, spira soltanto un leggero alito di vento. Sembra di vivere in una cartolina. Lui sta sdraiato sul lettino godendosi la cartolina, quando la spiaggia inizia a riempirsi di gente, prima un po', poi tanta, poi troppa. Gente ovunque. Sui lettini, su amache improvvisate fra gli alberi, su teli stesi sulla sabbia, a volte in piedi. Tutti parlano ad alta voce, radioline che si sopraffanno, si mangia, si fa di tutto. Non se ne può più.
Pensa di andare via, cercare un'altra spiaggia, oppure lasciare perdere e tornarsene a casa. Ma solo per un momento. Si chiede perché mai debba essere lui a subire. Una soluzione ci deve pure essere per risolvere il problema. Ogni problema ha una soluzione, così ha letto da qualche parte, purché si abbia il coraggio di praticarla.
Non c'è quindi da stupirsi se gli viene l'idea di uccidere almeno un po' di quella gente e rendere la spiaggia più tranquilla, più silenziosa, più normale. Ma come si può fare una cosa del genere? E poi, che ne sarebbe dei corpi delle persone uccise? Non è una questione da poco.
Accanto a lui c'è un tale che sembra il candidato ideale. Grasso, abbastanza volgare. È sdraiato comodamente sul suo lettino, sta dormendo supino esibendo un enorme ventre scottato dal sole, russa in modo esageratamente sonoro e dei peli gli escono dal naso. Vicino a lui si intravede una vecchia borsa, di quelle date gratis per pubblicità, e dalla borsa si affacciano un enorme panino infarcito di colesterolo e una bottiglia di coca cola già bevuta a metà e ormai certamente calda.
Quel tale è tutto ciò, ma soprattutto è molto vicino. Lui lo guarda, punta l'indice della mano destra tenendo il pollice alto e indicando proprio il cuore. Prende bene la mira, piega il pollice. Dice a mezza voce "bang bang." Due colpi. Il tizio rumoroso, grasso e volgare si piega su se stesso, cade a terra e, come per incanto, scompare.
Qualcuno ha notato il suo gesto, pensa che si tratti di un gioco, punta il dito verso di lui, abbassa il pollice e spara. Ma non prende bene la mira e il colpo va a vuoto. Lui capisce che la situazione potrebbe diventare pericolosa. Punta l'indice verso quel tale che gli ha sparato e, bang bang, lo elimina dalla spiaggia.
Ma il chiasso intorno a lui non diminuisce. Niente è cambiato, bisogna darsi da fare. Si assesta per bene sul lettino, studia un po' la situazione cercando di capire come convenga muoversi. Meglio eliminare i più vicini o distribuire i colpi cercando di sfoltire tutta la spiaggia? E ancora, selezionare gli obiettivi più fastidiosi o lavorare di buona lena facendo fuori chi capita? Deve darsi un strategia. Ma il tempo stringe e così, alla fine, decide di non andare troppo per il sottile, il chiasso è insopportabile e lui non ne può più.
È una persona meticolosa, che quando deve fare qualcosa la fa sempre nel modo migliore. Si sgranchisce le mani, prima la destra e poi la sinistra. Ha deciso di usarle entrambe, il lavoro da fare è tanto e il tempo a disposizione è poco, il sole sta calando e lui non vuole perdersi ancora per molto quella bella giornata di sole. Non sbaglia un colpo. Lentamente la folla si dirada, il chiasso diminuisce, i risultati cominciano ad essere quelli desiderati.
Un bambino gli si fa vicino, sorride, punta il ditino contro un bagnante e fa bang. È fortunato perché al primo colpo ha fatto centro. Lui lo guarda, gli fa un cenno di approvazione. Il bambino, incoraggiato da quel gesto, alza la manina, prende bene la mira e "bang bang" spara una, due, tante volte. Una strage.
Alla fine lui si guarda intorno. La situazione sulla spiaggia sembra tranquilla. Qua e là c'è ancora un po' di gente. Qualcuno parla ad alta voce e ride in modo fastidioso. Che fare? Completare il lavoro fino a svuotare tutto l'arenile o accontentarsi dei risultati ottenuti? Farne fuori almeno un altro po'? Forse c'è ancora un'ora scarsa di sole. Meglio godersela. Si accomoda meglio sul lettino, chiude gli occhi e, tranquillamente, si addormenta.