Take me, I'm yours a Villa Medici: frugare per trovare l'arte
Durata della visita: 2h
Periodo: dal 31 Maggio all'esaurimento delle opere
Orari di apertura della mostra: da martedì a domenica, chiuso il lunedì, dalle 12.30 alle 19 (ultimo ingresso alle 18.30)
Costo biglietto: 6€
Take me, I'm yours scoppia prima dell'innesco. Fa rumore, ma la sfida è stare in silenzio. "Be quiet", non siamo in un mercato. La tendenza umana di accumulare roba è messa a grande prova nelle 17 sale di Villa Medici. Prendere tutto ciò che si può prendere, senza lasciare niente. Non c'è scambio, è un continuo prendere senza apprendere. La sete è tanta nell'afoso caldo della primavera (quasi estate) romana, che gli ospiti non si accorgono che il distributore eroga bottiglie d'acqua sì, ma salata, presa dal mare che bagna Ostia.
Un suggestivo timbro con la scritta "mio" è il riassunto in una sola parola del desiderio di possedere l'arte. Una perfetta metafora della sciocchezza di chi crede che l'arte potrà mai appartenere a qualcuno. L'arte è inesorabile, non si esaurisce; e Take me, I'm yours non si limita alle superficie dell'epidermide umana. Purtroppo – o per fortuna – non tutti riescono ad approfondire il contatto che si apre dalla pelle quando ogni poro, e non solo i sensi, respirano arte.
L'arte forse si mimetizza intorno ad un tavolo di legno, due sedie di legno e cuoio, carta bianca, penne, pennarelli, un artista e una "paziente". Io sto fermo, in piedi, li osservo ma loro non mi vedono. Ascolto tutto ciò che la paziente racconta, le sue parole diventano disegni nella mano dell'artista. Ecco, un'intesa c'è. Anche l'artista racconta un po' le sue storie mentre guarda la sua paziente negli occhi. Senza fretta, una bozza del viso della paziente inizia ad uscire dalla carta; silenzio. Lei sorride, lui fa la consegna del ritratto. Chiedo alla paziente perché ha voluto farsi disegnare da lui.
"Perché lui spesso disegna personaggi famosi che piangono, e non persone comuni come me".
Ho sfiorato l'arte ma ancora non c'è. L'intenzione della paziente non mi ha convinto, ahimè neanche quella che apparentemente era dell'artista. Decido di chiedere aiuto. Una signora francese in fila, che attende per scendere nei sotterranei, diventa il mio bersaglio. "Dov'è l'arte" le chiedo. "Ovunque", mi risponde. Al ragazzo che controlla la fila, faccio la stessa domanda e lui commenta: "Da nessuna parte, è un grande mercatino dell'usato".
Non mollo, anzi, prendo dei mattoni e del cemento e partecipo all'esperimento di Marc Leschelier, artista francese residente presso l'Accademia di Francia. La forza della mostra è proprio questa, l'interattività. Si può toccare, odorare, guardare, addirittura bere e mangiare. Costruire e distruggere. Organizzare e fare casino. Forse è proprio quest'ultimo il fattore che ha reso Take me, I'm yours un successo sin dalla prima edizione. L'arte è così, un grande bel casino e a volte non è necessario cercarla per trovarla.