"Take Shelter": Le visioni epiche di Jeff Nichols
Anno: 2011
Durata: 121m
Genere: Drammatico, Thriller
Pioggia oleosa, nuvole di uccelli disorientati, uragani minacciosi: le immagini mentali di Curtis LaForche descrivono una realtà tangente che sembra ospitare i riflessi più cupi e le ombre deformi del mondo cosciente.
"Take Shelter", presentato al Sundance Film Festival, e successivamente anche a Cannes, alterna visioni ed eventi quotidiani senza soluzione di continuità, elaborando un tessuto visivo omogeneo, evocativo, incerto. Alla sua seconda regia, Jeff Nichols utilizza un tono sobrio che predilige il mantenimento di una tensione continua e lucida, piuttosto che assecondare l'altalenante meccanismo dei colpi di scena o delle svolte, tipiche della narrazione tradizionale. La gestione degli eventi è così lineare e imparziale da rendere superfluo qualunque tentativo di discernere i dati reali da quelli allucinati. La macchina da presa, lenta ma non artificiosa, tratteggia con fluidità i connotati di un pericolo penetrante, legato all’intimità psicologica di un individuo e, allo stesso tempo, impresso nei cieli e nei paesaggi del Midwest americano. “Take Shelter”, con meno di 5 milioni di budget, realizza le sue aspirazioni visive trasfigurando le paure dell'uomo in forze naturali distruttive.
Michael Shannon, che collaborerà con Nichols anche nei suoi seguenti lavori, è il fulcro dal quale si snoda lo sguardo del film: tutti gli eventi, mentali e non, delineano le traiettorie della vita di Curtis, spaziando dalla famiglia, al lavoro, agli abitanti della sua cittadina in Ohio. Lo stato di quiete che pervade la sua vita viene turbato da minacce indefinite e ingiustificate, a metà strada tra il sogno e la profezia. Questo elemento di ambiguità, che permette all'opera di distanziarsi dalle convenzioni del thriller psicologico, si fonda proprio sul grado di indeterminatezza che rende la vita psichica del protagonista intraducibile in termini psicoanalitici.
Il volto oscuro del mondo si rivela solamente agli occhi di Curtis, che viene travolto dalla responsabilità di proteggere i propri affetti, anche se in maniera incomprensibile. La sordità della figlia incarna, così, la condizione generale del film, il quale ruota attorno alla difficoltà di comunicare un'inquietudine fumosa e intima. Gli stessi dialoghi, dominati da una logica sottrattiva, sembrano trattenere informazioni per consegnare completamente al dominio della vista tutti gli oneri della percezione. Michael Shannon, in questo contesto, coniuga perfettamente i tratti di padre di famiglia laconico e protettivo e le fragilità di uomo sofferente e potenzialmente schizofrenico, rivestendo il suo personaggio della stessa temperanza “instabile” che fonda il lungometraggio.
Curtis costruirà un rifugio anti-tempesta mettendo a rischio le certezze economiche della famiglia e incrinando i rapporti con i suoi amici, proprio nel momento in cui tutto sembrava volgere al meglio. Questo percorso auto-distruttivo che sembrerebbe puntare alla sua definitiva follia è tuttavia bilanciato dalla componente profetica e soprannaturale, che rende fallibile ogni interpretazione univoca di "Take Shelter".
Il montaggio semplice e elegante scandisce il susseguirsi di eventi quasi minimali, che si riducono ad azioni non orientate causalmente, ma essenziali per il processo di costruzione dei personaggi. L'ispirazione dimessa caratteristica anche dei film successivi, "Mud" e i più recenti "Midnight special" e "Loving", appare ideale per trattare in maniera non convenzionale i temi di un genere smaliziato come il thriller e scivolare tra le dimensioni di una realtà in continuo cambiamento.
Curtis ha una moglie bellissima, interpretata da un’emergente Jessica Chastain (nel 2011 comparirà anche in “The Tree of Life” e in “The Help”), una figlia, una casa, un cane, un buon lavoro, eppure è solo. L'incomprensione e il senso di emarginazione vengono delineati come realtà predestinate che trascinano il protagonista, e lo spettatore con lui, in un incubo improbabile ma sorprendentemente reale. Su questo palcoscenico di angosce fraintese, la fede, sincera e irrazionale, sembra l'unico strumento in grado di avvicinare gli uomini e le proprie ossessioni. La fede permette di credere ad una pioggia densa come l'olio.
Gradimento Amletico*: 8.2/10
Paese: USA
Produzione: Grove Hill Productions, Strange Matter Films
*Media tra gradimento del pubblico, critica e autore