The Zen Circus - "Il Fuoco In Una Stanza": Per un minuto, lì, mi sono perso.

 
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Anno: 2018

Genere: Alternative Rock; Pop Punk

Durata: 50' 28''

Etichetta: La Tempesta Dischi, Woodroom

Una brevissima parentesi d’attesa, diciotto mesi dall’ultimo disco e conseguente tour, ed il tendone del Circo Zen è prontamente riallestito. Il trio pisano, divenuto nel frattempo quartetto, svela al pubblico il nuovo e variegato spettacolo musicale in scena: “Il fuoco In Una Stanza”.

Alla decima chiamata in studio, e a voler quasi sigillare con un lavoro da ricordare l’attività ormai ventennale della band, l’indomabile Andrea Appino e compagnia escono allo scoperto con l’album più audace e insieme più musicato di un’intera carriera. Non si tasta solo il quotidiano terreno del punk e del combat folk, qui smussati dei loro accenti maggiormente spigolosi, ma si percorrono anche le corsie alternative del pop e dell’elettro, aggiungendo l’orchestra a quattro tredicesimi dell’opera.

L’innesto del quarto componente, “Il Maestro” Francesco Pellegrini, subentra senza problemi, amalgamandosi bene allo storico terzetto; ai fraseggi e alle distorsioni elettriche della sua chitarra il ruolo di garantire nuove colorazioni rock.

Sull’ eterogeneità di questo sound evoluto e stratificato, piovono poi a cascata i versi di Appino, che si distinguono sempre per la loro inimitabilità. Gli anni passano per tutti, eppure il blocco dello scrittore è per il frontman degli Zen Circus un concetto sconosciuto. Con la mente rigonfia di pensieri sparsi, immagini e parole, la penna affilata scarica tutto l’inchiostro a disposizione sulla carta, lasciando pochissimi spazi bianchi.

Il tempo per i convenevoli è scaduto, che lo show abbia inizio.

È con “Catene” che la band prende il centro del palco. Gli accordi da far girare sono quelli giusti, pochi ma espressivi. A volte siamo i primi prigionieri di questi legami, prigioni di vetro e corde invisibili che soffocano svariati microcosmi. Sono catene che uniscono nel dolore, cinture che ci stringiamo in vita per apparire diversi, più belli.

 
 

Ma Anna di “La Stagione” non vuole apparire bella, bensì sentirsi tale. Ciò significa che per essere un po’ meno Vuoti A Perdere -vecchia reminiscenza Zen- è necessario anche scendere a compromessi con la propria fallibilità, “Che se scompaiono gli errori scompare anche la tua persona”. Lampante il richiamo al Battiato di Up Patriots To Arms, qui parafrasato "Chi vi credete che noi siamo, per le ferite che portiamo". I segni particolari non sono più  i capelli lunghi a coprire gli occhi, ma le ferite indossate come collane.

Eccola qui la crescita di Appino e del suo Circo, un’evoluzione quasi scientifica dai tempi di “Andate Tutti Affanculo”. Cresciuti sì, ma non per questo rassegnati. Questa nuova ed inaspettata consapevolezza non è né verità né remissione, piuttosto sublimazione delle consuete mostruosità esistenziali in umanità. Cosi “Io Sono Umano” è il nuovo mantra da recitare sulle note di uno xilofono, la bandiera da sventolare in faccia alla vergogna. Del resto perché prenderci troppo sul serio? Finiremo tutti a ballare all’obitorio senza riuscire a cantare il mondo come lo vorremmo noi.

La rabbia esplosiva, da tempo motore del loro successo, regolata e limata da un’incontrollabile ironia, divampa in un fuoco di coscienza. Incendi distruttivi, fiamme di passioni e bracieri incandescenti. Lo sguardo grandangolare sulle sorti del Paese e della società che abitiamo, quell’invettiva scagliata contro tutti, si riduce ora ad una piccola lente d’ingrandimento fissa sulle relazioni interpersonali, in realtà provinciali o cittadine. Cosi le piazze affollate de “La Terza Guerra Mondiale” erano il preludio alle odierne stanze infuocate, e la title track ne è l’emblema, portavoce della scintilla pop, nonché potenziale hit radiofonica.

Il Fuoco In Una Stanza” è un album bipolare giocato su di una scacchiera rossa e nera, punto d’incontro tra la quasi rock opera e una vena punk mai sopita. E non importa quanto poco sia il nostro peso sul bilancio dell’universo, se il disagio persiste in un’adolescenza eterna, se siamo recidivi e ci vestiamo di luoghi comuni, perché: “Quando il panico arriva, il mondo prende un senso.

 

           Di Carolina Sacconi e Giuseppe Zibella               

 
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Gradimento Autore: 7.3/10

Gradimento Amletico*: 7.5/10

Tracce Consigliate: "Catene"; "La Stagione"; "Il Fuoco In Una Stanza".

*Media tra gradimento del pubblico, critica e autore

*altre recensioni

 

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