Troncomorto: la prima personale di Andrea Gandini

Luogo: La Clessidra, Sala Blu

Periodo: 6-7-8 aprile

ingresso gratuito

Noto ormai da tempo alla cronaca capitolina e nazionale, Andrea Gandini si è affermato come street-artist scolpendo i tronchi recisi della città, restituendo loro quella linfa perduta, che torna a scorrere nei volti estratti dal legno.

Disseminati sul suolo della capitale, sono ormai oltre cinquanta i tronchi scolpiti dal giovane artista, che, dopo anni di lavoro in strada, approda finalmente alla sua prima mostra personale: “Troncomorto”, solo il 6-7-8 aprile ’18 presso la Clessidra Blu.

Le opere esposte, poche in confronto al numeroso corpus di tronchi scolpiti, non sono realizzate in strada, ma sono il frutto di una lavorazione e di una ricerca in studio, che non si discosta comunque dal suo modus operandi. Andrea, che in questa occasione abbiamo conosciuto ed intervistato, ci ha raccontato di quanto sia importante per lui l’aspetto performativo dei suoi lavori: quando lavora accovacciato su di un ceppo, entra in contatto con le persone che passano per strada e che interagiscono con lui. C’è chi guarda semplicemente, stupito e incuriosito, chi si ferma a fotografarlo, e chi gli chiede cosa stia facendo. Le persone del quartiere entrano così a far parte della performance e spesso ne diventano i protagonisti, venendo scelti da Gandini come soggetti da scolpire. Troviamo allora esposti in mostra un portinaio di viale Marconi, o un barbone di Prati, personaggi folcloristici che suscitano un particolare interesse nel giovane artista.

A differenza dei tronchi in strada, scolpiti direttamente dal ceppo e lasciati volutamente in uno stato di abbozzo – ispirandosi al non finito michelangiolesco, ai lavori di Medardo Rosso e quelli di Rodin –, le opere in mostra sono frutto di un assemblaggio. I volti sono lavorati a parte e poi inseriti in blocchi di legno (perlopiù di quercia, albero resistente e altamente simbolico), per essere infine trattati e levigati.

 
Il barbone di Prati.

Il barbone di Prati.

 

I volti dagli occhi socchiusi o privi di pupille rievocano le maschere e le sculture primitive africane, che tanto avevano affascinato Picasso e Modigliani e che tornano ad influenzare un’artista nel XXI secolo. La materia liscia dell’involucro si fa ruvida e grezza nei visi, creando un contrasto epidermico che si percepisce anche nel modo in cui la luce interagisce col materiale, scivolando via sulla superficie levigata e creando chiaroscuri in quella più scabra. I tronchi recisi in strada non recano in sé questo contrasto; questi, soggetti agli agenti atmosferici, vengono lavorati ed allisciati dalla pioggia e anneriti dall’inquinamento, in una collaborazione eccezionale fra l’artista e madre natura.

 

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Ciò che affascina di più Gandini è il pensiero che un giorno questi tronchi siano stati esseri viventi, alberi nutriti dalla terra dentro i quali scorrevano liquidi linfatici. Partendo da questo assunto, torna a dare dignità a quella forma di vita ormai morta e abbandonata (ri)portandola sotto l’attenzione delle persone. Quel Troncomorto compie quindi una metamorfosi: da semplice materia inerte a scultura; da solo corpo, torna ad avere un’anima (soma e psiche).

Ma Andrea Gandini non si esaurisce qui, e, sebbene sia principalmente uno scultore, sperimenta anche altri mezzi d’espressione, come le xilografie presenti in mostra.
Ci racconta infine che vorrebbe realizzare una serie di installazioni temporanee in giro per la città, sulla scia della recente trovata della mano che fuoriesce da una buca per strada, ironica provocazione che ha fatto il giro dei social. Altro aspetto molto interessante del lavoro di Gandini è questo (ri)utilizzo dei materiali; il legno dei tronchi in primis, ma anche oggetti trovati in strada, decontestualizzati e inseriti altrove con tutt’altro significato, in un’operazione di dadaista memoria.

Con la sua prima mostra personale Gandini si lancia a gran voce nel panorama artistico, non più solo in strada, ma entrando anche in spazi chiusi e mettendo sul mercato le sue opere (tutte le sculture esposte sono in vendita).

Imprescindibile per la comprensione dell’artista resta comunque il lavoro urbano, e nel suo sito si trova una mappatura di tutte le sculture realizzate a Roma.
Quando passeggiate per la città, rallentate i ritmi frenetici e fate bene attenzione ai tronchi recisi, girandovi attorno per vedere se compare il vostro volto.