Una foto da record
Il primo canestro sulla sirena in una gara 7 di NBA. Basterebbe questo motivo per spiegare perché vale la pena soffermarsi su questa immagine. Si potrebbe però obiettare che foto di record ce ne sono tante e se ne possono trovare anche di migliori. Allora perché parlare di questa in particolare?
Perché questa foto ha portato ad altri record, che hanno contribuito a cambiare definitivamente il volto dell’NBA.
È il 12 maggio 2019, alla Scotiabank Arena i Toronto Raptors attendono i Philadelphia 76ers guidati dal talentuoso Joel Embiid. Dopo una serie combattutissima, si è arrivati a gara 7 e ora le due squadre si giocano un posto per accedere alle finali dell’Eastern Conference.
Dentro allo stadio ci sono più di 20.917 persone, ma anche fuori dall’arena si tifa. Diverse migliaia di supporters sono accorse per seguire la partita sui maxi schermi predisposti in quella piazza che un tempo si chiamava Maple Leaf Square, ma che ora tutti conoscono come Jurassic Park. Dal 1994 infatti, quelli che un tempo erano soprannominati gli Huskies (come i cani più adatti alla temperature polari in Canada) sono diventati i Raptors, da Velociraptor, uno dei dinosauri più famosi del celebre film del 1993 diretto da Steven Spielberg. E sembra esserci la mano di un regista anche nella sceneggiatura del finale di gara 7.
A 4.2 secondi dalla fine, la guardia dei 76ers Jimmy Butler segna il canestro che pareggia i conti: 90-90. Rimessa Toronto nella metà campo offensiva. Tutti gli occhi puntati su Kawhi Leonard, il go-to-guy dei Raptors che ha messo a referto sino a quel momento 38 punti. Dopo il blocco di un suo compagno di squadra, riesce a prendere palla vicino al centro del campo. Troppo distante per tirare, troppo poco tempo per segnare, troppo vicino il difensore per poterlo superare. Inizia allora a correre verso la linea di fondo. Embiid intuisce che vuole tirare, e lo insegue insieme al compagno di squadra per andarlo a fermare. Leonard, appena lo vede, accelera, fino ad arrivare nell’angolo della metà campo offensiva.
Non c’è più tempo, non c’è più spazio. Manca meno di un secondo sul cronometro e l’attaccante è come un pugile alle corde. Non resta che un solo tentativo. Si butta indietro, stende il braccio e tira sopra le mani di Embiid che cerca di stopparlo.
“Per ricostruire l’esatta traiettoria di quel tiro bisognerebbe sapere la temperatura dell’arena, la pressione del pallone, l’esatta velocità e angolo del tiro”, dice un analista dell’ESPN. In una parola: irripetibile. Ma non perfetto. Il tiro di Leonard è corto, tocca il primo ferro e poi si impenna. Fiato sospeso.
Embiid, finito intanto dietro la linea di fondo, si affaccia per vedere se il pallone è entrato; Leonard si accovaccia, stringe la lingua tra i denti e si abbassa, come se cercasse di spingere la palla a spicchi dentro al canestro; alla sua sinistra, il compagno di squadra Jordan Loyd, allarga le braccia e apre la mano sinistra, quasi a voler far segno di aspettare.
Tutti e tre guardano fissi il canestro e allo stesso tempo tutti e tre sono in posizioni diverse, che rivelano il loro carattere e le loro emozioni. Paura, concentrazione, stupore. Non è la prima volta nella storia dell’arte che il tempo sembra congelarsi, permettendo di scavare nella psicologia dei personaggi. Se nel 2019 è stato il fotografo Rich Madonik a fermare l’istante del tiro di Leonard, nel 1662 fu Rembrandt a imprimere sulla tela un attimo di emozioni. I protagonisti sono diversi, ma la posa è la stessa. Sei sindaci dei drappieri di Amsterdam stanno verificando la qualità delle stoffe prodotte e vendute. Qualcosa li interrompe, alzano lo sguardo e si rivelano allo spettatore, dandogli così modo di indagare la personalità di ognuno di loro.
Il tempo fermato nell’immagine dell’attesa alla Scotiabank Arena intanto riprende a correre. La palla, che si era impennata, cade di nuovo nello stesso punto, ma leggermente verso il centro. Passa poi dall’altra parte del ferro, dove rimbalza per altre due volte e alla fine entra dentro, in una danza che scatena l’euforia generale.
Bene, ma gli altri record? Con quel canestro allo scadere, i Toronto Raptors vanno in finale di Conference dove superano i Milwaukee Bucks e alle Finals battono i campioni in carica, i Golden State Warriors, diventando la prima squadra non statunitense a vincere il Larry O’Brien Trophy.
Secondo un recente sondaggio, la maggioranza degli americani in ogni nazione – eccetto California, Nevada, e Hawaii – tifavano per loro. Segno di come lo sport, e in questo caso l’NBA, stia allargando i propri confini. Presagio che in un futuro, neanche troppo lontano, la lega di basket più seguita al mondo potrebbe includere anche squadre di altri paesi (come il Messico, dove già c’è una lega minore) e perché no, anche di altri continenti.