Il Muro Del Canto - "L'Amore Mio Non More": La Roma Ruvida E Viscerale
Genere: Folk Rock
Durata:
Etichetta: Goodfellas
C’è un gruppo romano, in auge da un decennio quasi, che continua a trascendere spazio e tempo, raccontando di una Roma popolare e leggendaria ormai perduta.
Sarà per la voce di Daniele Coccia, così profonda e oscura, sarà per i testi che profumano di tradizione e antichità, sarà per quell’ibrido “stornello folk rock”, se Il Muro Del Canto con L’Amore Mio Non More disegna in musica le coordinate di una città dimenticata, che pulsa entro l’anello del Raccordo.
La consueta fisarmonica di Alessandro Marinelli, segno distintivo del Muro, si apre e si chiude dalle prime battute di Reggime Er Gioco, in un’insolita ritmica ska, mostrando a fedelissimi e neofiti l’Urbe nella sua faccia più meschina e più nera. La grande novità si assapora con Stoica, interamente cantata in italiano senza alcun ricorso al dialetto romanesco. Questione però di un attimo, perché rapidamente si torna a respirare romanità con la title track, uno stornello western di scuola Morricone e armonie gitane. Poi il lento valzer al chiaro di Luna in Senza ‘Na Stella, dove a brillare di luce propria è la voce incantevole e suadente di Lavinia Mancusi.
Come un motorino o gli zoccoli di un cavallo sui sampietrini, le alternanze ritmiche folk rock e ska, ad altre di matrice reggae, creano un movimento sussultorio. La passeggiata continua col viscerale monologo in forma racconto di Alessandro Pieravanti, tra Via Cavour o sotto la statua di Giordano Bruno, fino ai quartieri di periferia, in compagnia di Romolo, Remo, Servio Tullio e “il Canaro”, nella sanguinosa Roma Maledetta.
Non soltanto la storia antica e quella più contemporanea, ma anche tanto folklore nelle storie raccontate dal volgo. Come il nano pescatore sulle sponde del Tevere, annegato in quelle stesse acque, o il disperato urlo del carcerato della Cella 33, viaggiatore nei libri e nei sogni, con l’unico momento felice nell’ora d’aria a contatto con i suoni della città. Simbolica, ad esprimere un passaggio di consegne, è la convincente rivisitazione di Ponte Mollo del grande Lando Fiorini, uno degli ultimi cantori della Roma vecchia, con la voce di Coccia calda e piena di responsabilità nel toccare materia così preziosa.
L’Amore Mio Non More è la positiva testardaggine di un gruppo che, giunto al quarto capitolo in studio della sua discografia, non si snatura e non segue i fuochi di paglia di mode e tendenze momentanee, mantenendosi fedele alle origini, senza perdersi in cliché ridondanti. Con questo disco termina anche l’avventura di Giancarlo Barbati, per la maggior parte di noi Giancane, con la band di una vita. Sperando che sia solo un arrivederci e che la sua chitarra possa tornare ben presto a lanciare note, Il Muro Del Canto proseguirà senza sosta a cantare l’ecletticità di Roma in giro per la nazione, come fecero prima di loro Trilussa, Belli, Villa e Fiorini.
Tracce Consigliate: "Reggime Er Gioco"; "Roma Maledetta"; "La Vita è Una"