Il Nuovo Museo dell'Opera del Duomo: una straordinaria scenografia evocativa

Luogo: piazza del Duomo 9, Firenze

Durata della visita: 3 ore circa

Costo biglietto: 15€, il biglietto unico permette di visitare anche la Cattedrale, la Cupola, il Battistero, il Campanile e la Cripta.

Il Duomo ha rivestito nel tempo un’importanza oggi difficilmente comprensibile per la società moderna: si tratta della chiesa principale di una città, che generalmente è anche cattedrale, ossia luogo della cattedra del vescovo della diocesi. La costruzione di questi complessi si è spesso protratta per secoli, talvolta terminati solo nell’Ottocento, e coinvolgeva artisti, architetti, pittori, scultori, scalpellini… in qualche modo tutta la cittadinanza si rendeva partecipe nell’erigere la casa di Dio (questa è infatti l’etimologia della parola Duomo, dal latino domus). Questi edifici sono spesso diventati l’emblema della città, attorno ai quali si è diramata la sua costruzione.

Caso esemplare è quello di Firenze; da qualsiasi parte del capoluogo toscano si può ammirare l’imponente costruzione: tra le affollate vie del centro, dove spunta qua e là la maestosa cupola del Brunelleschi, o dalle alture di piazzale Michelangelo e dei Giardini Boboli, dove il Duomo si ammira in tutto il suo profilo.

 
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A soprintendere i lavori per la sua erezione vi era l’Opera del Duomo, ente che si occupava della costruzione e manutenzione dei vari edifici; la Fabbriceria della Cattedrale di Firenze è stata fondata nel 1296, anno in cui fu posta la prima pietra della Cattedrale sotto la direzione di Arnolfo di Cambio. L’Opera si occupò non solo della costruzione del Duomo, del Campanile di Giotto e del Battistero di San Giovanni, ma anche di custodire tutto il materiale utilizzato, le statue e i decori che man mano vennero smantellati. Sul finire del XIX secolo l’Opera sentì il bisogno di rendere visibile a tutti la vastità delle opere e del materiale custodito, decidendo quindi di aprire al pubblico nel 1891. Da allora il Museo dell’Opera del Duomo è stato in continuo mutamento, subendo moltissimi ampliamenti, ristrutturazioni e nuovi allestimenti; l’ultima trasformazione è avvenuta di recente, tra il 2010 e il 2015, ed è stato senza dubbio il progetto più ambizioso, che ha visto raddoppiare i propri spazi.

Il nuovo museo ha rivoluzionato totalmente la sua esposizione, puntando tutto sulla scenografica collocazione delle opere, cercando di ricostruire in parte gli ambienti originali. Si intuisce fin dall’inizio la teatralità del museo: nell’ingresso è posto l’altare di Girolamo Ticciati con San Giovanni Battista innalzato al cielo, originariamente collocato nel Battistero, che viene qui addossato al muro per rievocarne la funzione originale.

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Si accede poi al percorso espositivo tramite un corridoio, dove su di una parete lunga dieci metri si trovano i nomi dei maggiori artisti che hanno partecipato alla costruzione del complesso del Duomo. Compaiono grandi nomi come Brunelleschi, Donatello e Ghiberti, ma anche artisti meno noti e artigiani la cui memoria era andata persa. Questo espediente introduce il visitatore al museo in maniera molto scenica, conducendolo alla “Sala del Paradiso”, il fulcro del museo.

Questa enorme sala evoca la piazza tra il Battistero e la Cattedrale, anticamente denominata proprio “Paradiso”; con le porte del Battistero alle spalle e la trecentesca facciata ricostruita davanti è difficile non restare attoniti e meravigliati, si ha quasi l’impressione di essere davvero in paradiso.

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L’enorme facciata è ricostruita in scala 1:1, secondo il prezioso disegno cinquecentesco di Bernardino Poccetti, tramite il quale si è dedotto l’aspetto originario; nel 1587, infatti, il granduca Francesco I fece smantellare la facciata incompiuta avviata da Arnolfo di Cambio per costruirne una più moderna. Fra le molteplici statue, collocate nella loro originale posizione, spicca la Madonna dagli occhi di vetro, collocata nel portale centrale, gruppo scultoreo realizzato da Arnolfo e bottega; come si intuisce dal nome, gli occhi della Madonna sono in pasta vitrea, in modo che potessero riflettere la luce del sole e brillare agli occhi dei fedeli. 

Ammirata l’imponente facciata, è tempo di voltarsi a contemplare le straordinarie porte del Battistero: la Porta Nord e la Porta del Paradiso, rispettivamente narranti storie neo e vetero-testamentarie.
Lorenzo Ghiberti, orafo di formazione ed artista fra i più importanti del primo Rinascimento, ottenne l’incarico per la realizzazione della prima porta (quella Nord) dopo la vittoria del 1401 al celeberrimo concorso, dove fra gli altri superò Brunelleschi (i banchi di prova dei due artisti, che hanno come tema il Sacrificio di Isacco, sono visibili nella città di Firenze nel Museo del Bargello). Ci si perde ad ammirare le formelle delle due porte, a riconoscerne i soggetti e ad osservare i dettagli minuziosamente e finemente trattati. La terza porta venne invece realizzata precedentemente, negli anni trenta del Trecento da Andrea Pisano, uno dei più grandi artisti del XIV secolo.

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L’esposizione prosegue tra i frammenti e le decorazioni smantellate dalla facciata, le reliquie del Duomo e del Battistero, i modellini lignei della facciata e i modelli brunelleschiani della cupola e della lanterna, e ancora le statue e i rilievi del Campanile; fra queste spiccano quelle di Donatello, in particolare il profeta Abacuc, meglio noto come “Zuccone”, soprannome datogli dai fiorentini per via del grande capo pelato.

Fra le sale più affascinanti vi è poi quella delle cantorie, dove sono poste a confronto le due balconate destinate ai cantori di Luca della Robbia e di Donatello. Il tema iconografico delle due logge è quello della gioia, interpretato da entrambi gli artisti attraverso figure di bambini e fanciulli intenti a danzare e cantare. Osservando le due cantorie si colgono due linguaggi stilistici e tecnici diversi, quello più naturalistico e idealizzato di Luca della Robbia, e quello più originale di Donatello, impreziosito con tessere musive in oro, applicate sul fondo e sulle colonnine davanti al fregio. Pur parlando lingue diverse, le due cantorie dialogano in un confronto esemplare, degno di ogni manuale di storia dell’arte che si rispetti.

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Il museo conserva inoltre uno degli ultimi capolavori di Michelangelo, la pietà realizzata tra il 1547 e il 1555. Ormai settantenne, Michelangelo scolpì il gruppo su un blocco di marmo duro e pieno di impurità; alcune parti sono poco più che sbozzate, ancora grezze, non finite, quasi stessero lottando per uscire fuori dal marmo. Nella figura del discepolo Nicodemo, che sorregge il corpo di Gesù, l’anziano maestro ha ritratto sé stesso. I gesti e le posture conferiscono una profonda drammaticità alla pietà, che risulta una delle più intime ed affascinanti realizzate dal grande artista toscano.

 
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Il nuovo Museo dell’Opera del Duomo è scenografico, teatrale, evocativo, emoziona e affascina, e ci rende consapevoli dell’importanza rivestita dal Duomo e dall’Opera per la città. Una scommessa vinta dal direttore Timothy Verdon e da tutti coloro che hanno partecipato e contribuito ai rifacimenti. 

Una visita obbligata per chi fa tappa a Firenze, per rivivere 720 anni di storia attraverso oltre 750 opere.


Per maggiori informazioni visitate il sito ufficiale del Museo: https://operaduomo.firenze.it/