“Pacific Palisades”: I confini della nostra anima
Durata: 50'
Prezzi: da € 30 a € 40
Regia: Alessandro Baricco
C’è un punto oltre il quale ognuno di noi erige delle palizzate, recinzioni interiori per distanziare gli altri dal proprio ego, dalla propria persona. Sono confini invisibili, insondabili, che lasciano la propria sfera personale fuori dalla portata altrui, protetta dal mondo esterno. Un luogo segreto, nascosto, imperscrutabile, in cui siamo sicuri e nulla ci può toccare. Le palizzate pacifiche sono a presidio dell’intimità, della rinascita interiore. Pacifiche come l’Oceano; pacifiche, perché non sono strumento di offesa, ma barriere a difesa dal mare di opprimenti prevaricazioni esteriori.
"Dentro ciascuno di noi c’è un territorio
non sappiamo quanto sia segreto
ma è simile a un midollo
appare dopo l’ultima difesa dura dell’osso
in questo spazio nasce continuamente
non sai cosa
e non ha un centro forse
forse è il centro.
[...] Quel territorio è dove si nasce di continuo.
Chi lo raggiunge può farne razzia."
Cinque pannelli bianchi formano la palizzata pacifica dello spettacolo. Nulla si scorge oltre le stesse, solo un pianoforte e uno strumento a percussione sono visibili da fuori. Sennonché – mentre la voce di Baricco conduce nei meandri del libro (Pacific Palisades per l’appunto) – i pannelli si dematerializzano, diventano trasparenti, lasciando intravedere l’origine dei suoni e della voce, scoprendo quell’intimità fino ad allora celata. La stoffa bianca della palizzata scenica diventa dunque la tela dove dipingere il racconto, che si colora diversamente nel corso del reading dando vita ad immagini strabilianti, legate alla perfezione con ogni parola pronunciata attentamente dallo scrittore torinese.
Alessandro Baricco porta in scena il testo di Dario Voltolini realizzando un effetto scenografico unico, grazie al sublime accompagnamento musicale diretto da Nicola Tescari e alle magnifiche creazioni video di Matteo Manzini. Sembra davvero di essere immersi nell’atmosfera della storia, vincolati a quel potere magico che solo i libri hanno: di trasportare in un altro mondo, dove la fantasia diventa realtà.
Se da un lato l’effetto visivo è sensazionale, non può affermarsi lo stesso per ciò che attiene al testo scelto. Un’opera difficile da portare in scena; la quale dà indubbiamente spazio a numerose riflessioni, ma che non riesce a coinvolgere nel poco tempo a disposizione della messinscena.
La scenografia non può di certo sostituire il componimento, che rimane fluttuante nell’aria, incapace di entrare nelle pacifiche palizzate degli spettatori.
«L'onda scende lungo gli anni
e passa dentro le persone.
Nelle vene del tempo soffiano
come un vento
il dolore l'orrore l'amore,
la generazione delle generazioni
e viene da chiedersi se sia lo stesso vento,
o un diverso stile di movimento,
a far sí che nell'immaginazione
veniamo portati in alto in orbite
da cui guardare sotto».
Composizione, Pianoforte: Nicola Tescari
Testi: Dario Voltolini