Il tormentone alternativo dell'estate? Ultima danza dei Calea
Calea è l’erba dei sogni, la pianta ideale per chi vuole aumentare l’intensità di ciò che immagina durante la fase REM. Gli sciamani centroamericani la usano da secoli per predire il futuro. È ipnotica, allucinogena e può creare dipendenza. Un po’ come le canzoni del Calea, gruppo musicale electro funk che riscopre gli Anni Ottanta e vuole far ballare. Ma il loro nome non ha niente a che vedere con l’erba dei sogni, ha un’altra origine.
Perché avete scelto questo nome?
Cercavamo un nome che piacesse a tutti da diversi mesi, eravamo sicuri che non ne avremmo mai trovato uno che ci mettesse tutti d’accordo. “Calea” è arrivato una notte in cui Tommaso (bassista) non riusciva a dormire. Cercava in camera sua qualcosa che lo ispirasse, ha visto le sue casse Elac, ci ha pensato su e ha capito che il nome doveva essere Calea. Abbiamo cercato invano di far cambiare idea a Tommaso finché poi il nome non è piaciuto anche al resto dei Calea (appunto).
Quanti siete nel vostro gruppo?
Siamo 5. Valerio suona la batteria, Nicola la chitarra, Tommaso il basso, Eugenia le tastiere e Isabella canta.
Avete uno stile che ricorda l’elettropop, con una deriva funk. A quali gruppi vi ispirate?
Ogni membro del gruppo ha gusti musicali diversi e ci influenziamo a vicenda. Al momento ci ispiriamo molto a gruppi come l’Impératrice, Parcels, Tame Impala. Ma poi: Nicola, se potesse, sarebbe uno degli Strokes; Tommaso ama il rock classico; Isabella mangia un po’ di tutto; Valerio ama il city pop giapponese e Eugenia…Eugenia non lo sappiamo. Sono anni che proviamo a capirlo, ma Eugenia è così.
Degli anni Ottanta cosa portereste nel 2020?
L’entusiasmo, gli spot pubblicitari, la musica che è invecchiata malissimo e splendidamente allo stesso tempo.
I vostri brani fanno venir voglia di ballare. C’è una ricetta specifica per comporne uno del genere?
Può anche solo avere il basso. Però, se ci metti anche le chitarrine un po’ paracule, le percussioni, un ritornello che non si può non cantare, allora è anche meglio.
Come si ballano le vostre canzoni? (Se c’è un modo 😅)
Come ti pare! Noi le balliamo certamente male, ma con grande coinvolgimento.
“Ultima danza” ha avuto parecchio seguito. Ve lo aspettavate?
Assolutamente no! Siamo davvero felici che sia stato apprezzato, è il nostro singolo di debutto quindi abbiamo iniziato davvero alla grande. Sarà che è pieno di “chitarrine paracule.”
L’Ultima danza è anche una canzone di Bobo Rondelli. Vi ha ispirato?
No purtroppo! Grande Bobo!
Nel pezzo sembra di sentire strumenti a percussione africani. Ne avete usati?
Sul ritornello ci sono djembe e conga. Oltre a un tamburello e a un cowbell poco dopo.
Chi scrive i testi?
L’autore principale è Tommaso, su Ultima Danza hanno lavorato anche Nicola ed Isabella, ma di base Tommaso ci propone i testi e da lì partiamo a ragionare sulla musica e tutto il resto.
La voce della cantante è di quelle che rimangono impresse. Una domanda per lei: chi sceglieresti tra Nada, Dori Ghezzi e Marcella Bella?
Nada – è quella che mi ha fatto ballare di più negli ultimi anni, ma tanta ammirazione anche per Dori e Marcella.
È uscito da poco il vostro ultimo singolo. Quando l’album?
Abbiamo “in canna” altri singoli, che arriveranno nei prossimi mesi. E poi, appena potremo tornare in studio, ci mettiamo al lavoro per finire l’album.