La Cappella Sistina come non si vedeva da 400 anni: Raffaello torna a confrontarsi con Michelangelo

 

Luce di candela illumina gli arazzi di Raffaello appena appesi nella Cappella Sistina. I fili di seta e di lana intrecciati a un’anima d’oro e d’argento luccicano. Gli occhi di chi li guarda rimangono spalancati. È il 1519 e Papa Leone X può finalmente ammirare i dieci lavori cha aveva commissionato al pittore di Urbino.

Oggi sono passati più di 400 anni dall’ultima volta che gli arazzi sono stati esposti tutti insieme nella Cappella Sistina. E la direttrice dei Musei Vaticani, la dott.ssa Barbara Jatta, ha deciso di riportarli al loro luogo d’origine per una settimana, fino al 23 febbraio, in occasione del cinquecentenario della scomparsa di Raffaello Sanzio.

Foto © Governatorato SCV – Direzione dei Musei.

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Solo altre due volte era accaduto, ma solo per una selezione di arazzi. Nel 1983, quando il mondo celebrò il cinquecentenario della nascita del grande artista, e nel 2010, per una mostra su Raffaello con il Victoria and Albert Museum di Londra. Museo dove tuttora sono custoditi i cartoni del pittore usati dalla bottega del tessitore Pieter val Aelst, nelle Fiandre, per realizzare gli arazzi. Che dal Belgio arrivarono via mare e via terra in Vaticano e qui sono rimasti, utilizzati nella Cappella Sistina solo per le festività solenni.

Ma questo non vuol dire che sono stati sempre al sicuro. Nel 1527, durante il sacco di Roma, i lanzichenecchi ne bruciarono alcuni e altri li razziarono per prenderne l’oro. I segni sono tuttora evidenti.

Foto © Governatorato SCV – Direzione dei Musei.

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Da allora sono stati costantemente controllati e monitorati. Esposti al pubblico dal 1986, si trovano a rotazione – sette su dieci – nella Sala della Pinacoteca Vaticana, conservati dagli anni Trenta dietro enormi pannelli di plexiglass. Ma così non è sempre possibile coglierne le sfumature. “Queste opere sono fatte per essere guardate”, ha sottolineato la curatrice del progetto che li ha portati nella Cappella Sistina, la dott.ssa Alessandra Rodolfo. Oltre tredici ore di lavoro ci sono volute per posizionarli. E oggi si ha la possibilità di vederli da vicino, senza filtri o protezioni, confrontandoli con le opere di Michelangelo e degli altri pittori. Ritornando indietro di 500 anni.

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Quando Raffaello inizia a lavorare agli arazzi, Michelangelo ha già affrescato e completato gli affreschi della volta della Cappella Sistina. È il 1511 e i personaggi dipinti dal maestro toscano sono talmente materici che sembrano delle sculture in procinto di venir fuori dalle pareti. Raffaello vuole osare, andare oltre. E decide di mettere il paesaggio in secondo piano, puntando sulla drammaticità delle azioni.

Una volta varcato l’ingresso della Cappella Sistina, nel primo arazzo che si incontra sulla sinistra, la Morte di Anania, si nota subito che la forza dei gesti è dirompente. San Pietro, al centro, punta l’indice contro l’infedele, che muore per i suoi peccati. Chi gli sta attorno si allontana, allarga le braccia, ma San Paolo alza il dito verso il cielo, ricordando il volere divino.

Foto © Governatorato SCV – Direzione dei Musei.

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Subito accanto si trova la Guarigione dello storpio. Protagonista è ancora San Pietro. Con la mano sinistra tira su il disabile tra le colonne tortili del Tempio di Salomone a Gerusalemme. Se nell’arazzo precedente l’azione si sviluppava per orizzontale, in questo il movimento è tutto verticale.

Foto © Governatorato SCV – Direzione dei Musei.

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Sempre sul lato sinistro, dando le spalle alla porta, si può ammirare l’arazzo Consegna delle chiavi. Qui Gesù ha appena consegnato le chiavi del paradiso a Pietro. Con il braccio destro teso mostra agli altri apostoli che il passaggio è appena avvenuto, mentre con il sinistro indica il gregge di pecore alle sue spalle, simbolo della Chiesa. Di questo lavoro, più che il gesto, si apprezza il panneggio, le pieghe delle vesti e l’uso dei colori blu e rosso, che hanno reso celebre Raffaello in tanti altri dipinti come Santa Caterina d'Alessandria del 1508.

Foto © Governatorato SCV – Direzione dei Musei.

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Santa Caterina d'Alessandria (1508)

Santa Caterina d'Alessandria (1508)

L’ultimo arazzo sul lato sinistro è la Pesca miracolosa. Due apostoli nerboruti tirano su una rete piena di pesci. I muscoli sono contratti e nel massimo sforzo, quasi sembrano uscire dai loro corpi. Volgendo poi lo sguardo verso l’alto, si possono vedere i venti ignudi di Buonarroti. Qui le linee del corpo sono aggraziate, dolci e sinuose: creando una composizione armoniosa. Poi gli occhi ritornano sull’arazzo, spostandosi sulla destra, dove si rivolge l’azione degli altri apostoli. In piedi e in ginocchio, ringraziano Gesù per il miracolo appena compiuto.

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Volta Cappella Sistina

Volta Cappella Sistina

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Di fronte, sul lato opposto, come primo arazzo si incontra la Conversione di Saulo. Sulla via di Damasco, Paolo di Tarso, nato con il nome di Saulo e noto come san Paolo per il culto tributatogli, è folgorato dalla visione luminosa di Dio. La luce lo acceca e cade da cavallo, mentre gli altri fuggono. Il confronto tra Raffaello e Michelangelo qui è evidente. La figura di Gesù circondato da angeli rimanda alla scena della Creazione di Adamo sulla volta della Cappella Sistina.

Foto © Governatorato SCV – Direzione dei Musei.

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Segue nel percorso l’arazzo che rappresenta il Sacrificio di Listra. San Paolo viene scambiato dal popolo per un inviato di Mercurio. Gli vengono portati un toro e una capra. Stanno per essere sacrificati, l’uomo si torce e carica il colpo, pronto ad abbattere l’ascia sugli animali. Ma San Paolo ferma tutto, squarciando la sua veste.

Se il movimento di chi tiene il toro per le corna e di chi impugna l’ascia catalizza l’attenzione per la dinamicità del movimento, meno l’azione di San Paolo, che risulta non così chiara ed efficace.

Foto © Governatorato SCV – Direzione dei Musei.

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Foto © Governatorato SCV – Direzione dei Musei.

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Ultimo arazzo che si incontra prima di uscire dalla Cappella è San Paolo ad Atene. La contrapposizione tra cristianesimo e paganesimo è forte. San Paolo getta le braccia verso l’idolo pagano, tracciando una diagonale con cui invita a guardare il popolo e lo spettatore. La statua è girata di spalle, perché simboleggia che non ha interesse nella gente.

Foto © Governatorato SCV – Direzione dei Musei.

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Poter vedere gli arazzi tutti insieme, senza protezioni e confrontarli con gli altri affreschi presenti nella Cappella Sistina è un’occasione rara, su questo non c’è dubbio. Ma l’usura incombe, i colori perdono forza e i filamenti si allentano nonostante la grande cura dei Musei Vaticani. Più che rara, allora si tratta di un’occasione unica.

 
ArteAlessandro RosiComment