Le Rane secondo Ficarra e Picone: la politicità di Aristofane e la maschera del comico
“Separate qualunque oggetto, come un particolare uomo, un cavallo, una rapa, un barile di farina, un ombrello, dalla connessione delle cose, e contemplateli da soli, stando lì nell'assoluta natura, e tutt'a un tratto divengono comici; nessuna qualità utile, rispettabile, può salvarli dal ridicolo”.
Questa descrizione della comicità data dal filosofo e saggista statunitense Ralph Emerson sembra essere perfetta per descrivere la cifra stilistica dell’ultima prova teatrale di Ficarra e Picone, “Le rane” di Aristofane, in scena fino al 9 dicembre al Teatro Eliseo di Roma.
Un coro eccellente, in grado di musicare alla perfezione dalla prima fino all’ultima scena, interpreti eccezionali, primi tra tutti i due frontmen Salvatore Ficarra e Valentino Picone, una scenografia pressoché perfetta per scelta degli elementi e disposizione, e poi i movimenti e i balli in scena. Ma tutto ciò non sacrifica alla narrazione mitica greca, che risulta invece sempre più attuale e sferzante, guardando ai giorni odierni.
La storia di Dioniso e del suo servo Santia, interpretati dal duo sicliano, indossa una maschera comica senza mai nascondere il volto nudo della critica sociale. Il riferimento sicuro è all’antica arte dei tragediografi grechi, che con le loro opere riuscivano ad affrescare come in uno specchio capovolto la società e quindi il pubblico, fruitore dello spettacolo. La sincerità artistica diventa anche comica nella naturalezza con cui vengono dipinte sul palco paure, eccitazioni e lamenti, che sono i soliti sia nel divino che nell’umano.
I due protagonisti sono infatti uniti nella ricerca del tragediografo-salvatore sceso agli inferi troppo presto, Sofocle. Nella descrizione satirico grottesca di questo cammino e degli incontri che si frappongono dall’inizio all’inaspettata decisone finale di Dioniso compaiono i luoghi e i personaggi più celebri della tradizione aristofanea: Eracle, fratello del dio del vino, interpretato da un bravissimo Roberto Salemi, l’Acheronte celeberrimo fiume degli inferi, gli iniziati e soprattutto, musicate dal gruppo SeiOttavi, le rane, da qui il titolo dell’opera.
La fascinosità del racconto greco si fonde, senza mai stuccare, con la comicità, mai banale, sempre irriverente e scherzosa, di Ficarra e Picone, consegnando allo spettatore quasi due ore di spettacolo dove si ride senza smettere neanche un minuto di riflettere sull’attualità, sulla società sempre più alla ricerca di un salvatore, di un profeta straniero da riconoscere in patria.
Info sullo spettacolo: qui.