"L'Inganno": Chi sono gli ingannati di Sofia Coppola?
Anno: 2017
Durata: 94m
Genere: Drammatico
Sofia Coppola torna nelle sale a distanza di quattro anni dal suo ultimo film “Bling Ring”, con un nuovo adattamento del libro “A Painted Devil” di Thomas P. Cullinan, vincendo il premio per la miglior regia alla 70esima edizione del Festival di Cannes.
Con “L’Inganno”, la regista mette da parte la musica indie pop e le strade californiane, che contraddistinguono gran parte del suo cinema, per immergersi nella cornice storica della guerra di secessione americana, contesto insistentemente affrontato e sviluppato nel corso della storia del cinema hollywoodiano, dandoci la sua personale visione sull’argomento; più volte nel corso delle sue interviste ha voluto rimarcare che questo film sia un suo individuale adattamento al libro di Cullinan e non un remake del film “La notte brava del soldato Jonathan” di Don Siegel del 1971, prima trasposizione cinematografica del romanzo in questione.
Jonathan McBurney (Colin Farell) caporale nordista, si trova in territorio nemico gravemente ferito alla gamba, quando viene trovato da Amy, una bambina che abita in un collegio femminile gestito da Martha Farnsworth (Nicole Kidman), che deciderà di prendersi cura della situazione critica del soldato; il suo arrivo provocherà un turbinio di emozioni e di situazioni che stravolgeranno la quiete che vige nella grande villa e nella vita della donna, della sua aiutante Edwina Morrow (Kirsten Dunst) e delle altre giovani abitanti.
Sin dalle prime inquadrature, veniamo lentamente condotti in questo cupo, nebbioso, quasi funereo paesaggio, caratterizzato da boschi claustrofobici. Paesaggio che rappresenta lo stato d’animo delle abitanti del collegio, che vivono un’esistenza lontana dalla realtà che le circonda, lontana dai piaceri della vita; un’esistenza permeata di rigorosa misura e ordine. Le inquadrature che le ritraggono insieme, composte in maniera estremamente ricercata, come fossero dei tableau vivant, le delimitano nella loro condizione ferma e chiusa che non sembra avere via d’uscita. L’arrivo del caporale McBurney, farà risvegliare in loro passioni e sentimenti nuovi o repressi, che tuttavia non verranno sviluppati appieno.
Sofia Coppola propone la sua versione cinematografica del romanzo non scavando affondo nella psicologia dei personaggi, mancando di approfondire i vari legami che si vanno a creare tra di loro e togliendo il lato turpe e imperscrutabile del racconto. Il lato estetico dello pellicola è curato minuziosamente, tanto da risultare a tratti stucchevole e senza nessun fine narrativo. Le varie relazioni che nascono tra il caporale e le abitanti del collegio, specialmente quella con Alicia (Elle Fanning), sono sviluppate in maniera approssimativa e con superficialità, assistiamo a un continuo susseguirsi di dialoghi e situazioni costruiti in maniera sterile, non facendoci appassionare appieno alla vicenda narrata. Anche il contesto storico, rimane un mero espediente narrativo, la guerra aleggia nel film in lontananza come i bombardamenti che sentiamo dalla villa, luogo che permane quasi separato dalla quotidianità cruda circostante. Il racconto quindi avanza con una rigidità formale, costruendo una storia fredda, offuscata e priva di morale.
Le interpretazioni attoriali sono sottotono, anche avvalendosi di grandi nomi la regista non riesce a far entrare in sintonia gli attori; i quali non calzano appieno le vesti dei personaggi a loro assegnati: avendo l’impressione di una separazione tra il personaggio e la figura attoriale che non sembra congiungersi. Gli attori rimangono troppo riconoscibili in quanto tali. Nicole Kidman, che negli ultimi anni sta vivendo una rinascita della sua carriera, regalandoci perfomance grandiose (da far nota della sua recente vittoria agli Emmy con la serie firmata HBO, "Big Little Lies"), non entra compiutamente nelle corde della ligia proprietaria del collegio Martha Farnsworth, cosa che vale anche per il resto del cast.
"L’Inganno" è un film che lascia un dubbio: di quali siano le ragioni per questo suo distanziarsi dal racconto. Tralasciando tematiche e contesti importanti da sviluppare, scegliendo invece di poggiarsi unicamente su un’estetismo scenografico e immaginifico (che troviamo in buona parte della sua filmografia), qui estremizzato e ridondante. Può essere stata una strategia di Sofia Coppola per fugare possibili associazioni da parte della critica ad un semplice riadattamento del noto romanzo. La regista si distacca così dalle sue opere precedenti come "Somewhere" e "Lost in Translation", dove la componente psicologica e sentimentale è molto profonda, e intraprende una nuova strada registica. Il tempo certo risponderà a questa perplessità e forse capiremo se "gli ingannanti" siamo stati noi spettatori o la giuria del Festival di Cannes, che ha creduto in questo film.
Gradimento Amletico*: 6.5/10
Paese: USA
Produzione: American Zoetrope, FR Productions
*Media tra gradimento del pubblico, critica e autore