Regalo di Natale: il dramma di Avati dal cinema al teatro
Durata: 2 ore con un intervallo di 20 minuti
Prezzi: da 12€ a 34€
Autore: Pupi Avati
Regia: Marcello Cotugno
È la notte di Natale. Franco, Ugo, Lele e Stefano, quattro amici di vecchia data, si rivedono dopo dieci anni in una villa per una partita di poker. L'obiettivo è quello di spennare il "pollo" Sant'Elia, avvocato e ricco industriale avvezzo al gioco di carte e abituato a perdere molti soldi.
Questa in breve la trama di "Regalo di Natale", film fra i più riusciti di Pupi Avati. Si era avanzata più volte la proposta di una trasposizione teatrale della pellicola, senza mai concretizzarsi. Ora, oltre trent'anni dopo, il film diventa uno spettacolo, grazie all'adattamento di Sergio Pierattini e alla regia di Marcello Cotugno.
I personaggi entrano in scena man mano, ben cadenzati. Lele e Stefano sono già sul palcoscenico, attendono l'arrivo degli altri mentre si aggiornano sulle loro vite. Lo scambio di battute è serrato, l'accento napoletano di Giovanni Esposito (fra le performance migliori) amplifica la vis comica di alcune gag, a tratti esilaranti. Sarà l'arrivo di Ugo ad incrinare l'atmosfera ilare e goliardica. Fra Ugo e Franco i rapporti sono tesi per una vecchia questione, così, da amichevole, la partita si carica di rancori e invidie, di rivendicazioni e angherie. Sul velluto verde del tavolo da poker non ci sono soltanto molti soldi, ma i bilanci delle loro vite. Lo spettacolo differisce in parte dal film, ma non c'è da meravigliarsi. Il teatro e il cinema parlano lingue diverse; diversi i tempi, il modo di narrare, il rapporto con chi fruisce l'opera, insomma due forme d'arte di natura profondamente diversa.
Stabilito questo postulato, ci si può abbandonare ed apprezzare lo spettacolo senza puntualizzazioni sterili sulle differenze con l'opera filmica. Buona la caratterizzazione dei personaggi, e buone soprattutto le prestazioni attoriali, con un divertentissimo Giovanni Esposito nei panni di Haber e un dirompente Filippo Dini nella parte di Abatantuono. Convincono anche Gennaro di Biase nelle vesti di George Eastman, Valerio Santoro in quelle di Gianni Cavina e infine un ottimo Gigio Alberti con una vocina che ricorda più Gilberto Govi che Carlo Delle Piane. L'impressione iniziale nella prima metà dello spettacolo è che si sia abbassata notevolmente la tensione originale del film, puntando molto sul risum movere (decisamente riuscito). Ma la seconda parte smentisce questa sensazione, e mentre la partita prosegue e vengono al pettine i nodi interpersonali, l’ostilità si acuisce ed emerge la drammaticità del testo, adattato nella contemporaneità della frenesia, della crisi economica e dei rapporti superficiali, inficiati dall’utilizzo spasmodico dei telefoni.
Laddove la macchina da presa girava vorticosamente intorno al tavolo da gioco, qui il tavolo prende a girare su stesso, come la roulette della fortuna, mentre i cinque giocatori puntano mano dopo mano. Molto bella la scena in cui si vedono le ombre dei quattro amici che deridono l'anziano avvocato alle spalle; sulle note di una tromba jazz le proiezioni ombrose si muovono come danzando, rievocando una scena memorabile del cinema ferreriano (Dillinger è morto).
Le due ore scorrono piacevoli, divertendo il pubblico e lasciandolo spiazzato nello straordinario finale aperto. Nelle prime file della platea ci sono molti dei protagonisti del film, ma soprattutto presenzia il regista. Pupi Avati si alza in piedi e, quasi commosso, applaude verso gli attori e il pubblico.
Non c’è dubbio, l’esito della trasposizione è positivo, “Regalo di Natale” è finalmente anche uno spettacolo teatrale, riuscito grazie ad una regia intelligente e ad un’ ottima prova attoriale.
Scenografie: Luigi Ferrigno
Produzione:La Pirandelliana