Regina madre di Manlio Santanelli: la menzogna della felicità

Tutto è rimasto come l’aveva lasciato. Nulla è cambiato nella camera di Alfredo da quando se n’è andato, la madre ha conservato tutto dov’era. Il letto, i giochi, le abitudini. Ed è in quella stessa stanza, su quello stesso letto, che dopo anni i due si incontrano. Alfredo torna a casa per assistere la madre malata, in fin di vita. Il figlio nasconde però un secondo fine: vuole che quegli ultimi giorni diventino una storia da raccontare e vendere al giornale per cui lavora. Ma Alfredo non è l’unico a mentire, anche la madre non è stata sincera riguardo alla sua malattia, che in realtà non esiste.

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Ricche di particolari e sempre più grandi diventano le loro menzogne, impedendo loro di costruire un nuovo futuro e portandoli invece indietro nel tempo. Si scopre così dell’omosessualità celata da Alfredo e di un marito mai amato dalla madre: di una famiglia in cui la felicità non era altro che una menzogna. Al letto in cui si trovano madre e figlio si aggiungono allora altre sponde, l’ambiente e i discorsi si fanno via via più tetri e cupi, mostrando la prigione che ha incatenato quella famiglia. Tutto è rimasto come era stato lasciato. Così fuori come dentro di loro, madre e figlio sono prigionieri per sempre del loro passato.

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“Una storia della deflagrazione della famiglia, dell'istituzione familiare”, così il regista Carlo Cerciello definisce il testo di Manlio Santanelli. “Il continuo ricorrere di Madre e Figlio alla bugia”, prosegue il regista ad askanews, rappresenta “l’incapacità di crescere, di diventare adulti”. Non è un caso dunque che la scena sia ambientata nel letto dove tutto è nato e dove tutto è rimasto imprigionato. Una rete di menzogne resa scenograficamente dalle sponde di un letto che non danno più a madre e figlio possibilità di uscire. Simbolo del loro rapporto sono anche Pinocchio e la Fata Turchina ai lati del letto, entrambi con il naso lungo, segno che prima o poi le menzogne sono destinate ad essere scoperte.

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Ed è quando diventano sempre più consistenti che inizia a cambiare la scena. Se all’inizio le loro bugie sono illuminate da una luce grottesca, man mano che si vedono le loro radici più profonde il palco diventa tetro, manifestando i tragici effetti che ha avuto sul figlio. Alfredo "è un uomo che ha perso la rotta – dice Fausto Russo Alesi (nel ruolo del figlio) ad askanews – perché probabilmente è rimasto imprigionato nella bugia, nella finzione”. Una finzione sempre più cupa, a cui aggiunge anche la disperazione della sorella, interpretata da un’Imma Villa liquida, che prende le forme prima della madre e poi della figlia, riempiendo in ogni istante di vita i suoi personaggi. A lei si affianca la solida interpretazione di Fausto Russo Alesi nei panni del figlio, straordinario nella sua prova. A tenere le fila dei due, la sapiente regia di Cerciello che li guida in un’elaborata messinscena. 

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Regina madre è un letto di menzogne in cui si è cullati dalla finzione teatrale di una seducente Imma Villa e di un energico Fausto Russo Alesi. Una bugia che non ha gambe corte e naso lungo, perché l’inganno della messinscena è tale da rendere le interpretazioni e la regia di autentica straordinarietà.

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