Sun&Sea, la sabbia invade il Teatro Argentina nell'opera-performance sul riscaldamento globale
Sporgersi dai palchi del Teatro Argentina non è mai stato così invitante. Perché davanti ai propri occhi si vede un quadro vivente, una performance indimenticabile, un’opera infinita. Non c’è più la platea. E dove prima si trovavano le poltrone ora ci sono venti tonnellate di sabbia. Una spiaggia artificiale. Dove tredici attori cantano e giocano a racchettoni, si spalmano la crema e prendono il sole. Sun&Sea è il nome dell’opera-performance. Solo che non c’è né il sole né il mare. Ed è questo un primo tema su cui lo spettacolo vuole riflettere. Pensiamo di poter portare tutto ovunque: anche una spiaggia dentro un teatro. Ma cosa ci resta?
“Sono passati migliaia di anni e siamo qui sdraiati sulla spiaggia a mangiare datteri importati dall’Iran – cantano gli interpreti –, a giocare a scacchi inventati dai bramini indiani, con indosso costumi da bagno fabbricati in Cina”. Il consumismo sradica i luoghi e li priva del loro valore. “La banana ha origine e matura da qualche parte in Sud America e poi finisce dall’altra parte del pianeta, lontano da casa: è esistita solo per soddisfare in un boccone la nostra fame, per darci una sensazione di beatitudine”. Tutto è recitato in lingua inglese, ma basta avere il depliant con la traduzione per poter seguire. Solo che gli sguardi degli spettatori sono rapiti dalla scena che hanno davanti, ideata da Rugilė Barzdžiukaitė, regista di cinema e teatro e artista visiva: una delle tre creatrici della performance. Ed è lei che si è occupata in particolare della resa scenografica. Ogni situazione della rappresentazione è come se fosse un quadro a sé. Dal bambino che viene ricoperto di sabbia al marito che spalma la crema alla moglie, fino alle gemelle perfettamente identiche: anche nei colori.
Delle diverse sensazioni che si provano in un’ora di spettacolo, c’è un elemento in particolare che mantiene viva l’attenzione e la curiosità. È il canto. Perché quando viene intonato un brano del libretto, la voce si sente chiara e potente. Ma chi sta cantando? Gli attori sono sdraiati sui teli o sui lettini, alcuni sono intenti a fare yoga e c’è anche chi sta giocando a carte. “Secondo te chi sta parlando ora?”, si chiede una persona del pubblico. Ci si diverte allora anche a indovinare chi canta durante lo show. Una ricerca che aggiunge un elemento di interazione con il pubblico.
Certo che al teatro fa caldo in questi mesi estivi, in cui di solito le rappresentazioni sono già finite. E qui c’è un tema ulteriore affrontato dalle altre due ideatrici dello spettacolo: Vaiva Grainytė, scrittrice, drammaturga e poeta, e Lina Lapelytė, artista, compositrice e performer. Ed è quello del riscaldamento globale. “Non mi sorprenderebbe più neanche la neve d’estate – si legge in un passaggio del libretto di Sun&Sea –. Va tutto al rovescio: gelate e neve a inizio maggio e in inverno germoglia e funghi…Ad esempio, abbiamo festeggiato il Natale in campagna. Ma quest’anno non c’era né freddo né neve, sembrava Pasqua”. Ci sono però anche altri riferimenti alla realtà di oggi. Come il workaholic: l’uomo che non smette mai di lavorare e che ha una dipendenza dal proprio impiego. “Non credo proprio di potermi permettere di rallentare, perché i miei colleghi mi giudicherebbero subito. Direbbero che sono un debole. Non voglio essere un perdente ai miei stessi occhi”. Anche le vacanze, quindi, sono un segno di sconfitta.
Noi guardiamo dall’alto questo mondo che non è altro che un grande specchio di noi stessi. Rapiti dalle immagini di una performance che ha vinto il Leone d’Oro alla 58a Biennale di Venezia. “Quando il mio corpo morirà – cantano gli attori alla fine –, rimarrò io, in un pianeta vuoto senza più uccelli, né animali né coralli. Ma premendo un solo pulsante, io ricreerò di nuovo questo mondo: i coralli 3D non si consumano”. Quello che rischiamo invece di perdere sono le emozioni. Come la spiaggia dentro un teatro: una sensazione indimenticabile.