“The effect” secondo Silvio Peroni: da consumare insieme ad una dose di antidepressivi
Autore: Lucy Prebble
Regia: Silvio Peroni
Connie e Tristan non si erano mai visti prima. Lei studia presso la facoltà di scienze sociali, ha una relazione stabile e la passione per la medicina. Lui invece è un cittadino del mondo, sempre in cerca di nuove avventure e di viaggi da intraprendere. Percorrono strade diverse, vivono in modo diverso; ma in qualche modo le loro vite sono destinate ad incrociarsi. Non sarà un incontro fortuito a permettergli di conoscersi, bensì è la scienza che li unirà.
Una nota azienda farmaceutica ha infatti bisogno di alcuni volontari per monitorare gli effetti di un nuovo antidepressivo che vuole lanciare sul mercato. Ogni soggetto controllato dovrà restare chiuso nel laboratorio per una settimana e il dosaggio dei farmaci aumenterà gradualmente. Sarà l’attenta dottoressa Lorna James a verificare che l’esperimento sia condotto al meglio, così da avere risultati attendibili e allo stesso tempo smentire il proprietario dell’azienda – nonché suo compagno di un tempo – sulla totale inefficacia degli antidepressivi.
Nel corso dei test i livelli di dopamina tuttavia crescono, le possibilità di incontrarsi aumentano, la sensazione di leggerezza sale. Connie e Tristan si avvicinano, si conoscono, si amano. L’esperimento sembra dunque essere riuscito. Sennonché uno di loro non sta assumendo in realtà alcun farmaco: è sotto effetto placebo. La rivelazione della dottoressa scatenerà un vero e proprio terremoto sentimentale. È solo grazie ai farmaci che i due si amano? Quando cesserà l’esperimento, resterà il loro amore?
Tormentati dal dubbio, la situazione precipiterà di colpo, senza poter apparentemente riuscire a trovare rimedio. Il declino della coppia si rifletterà sulla dottoressa, lasciando emergere tutta la sua fragilità, i suoi insuccessi sentimentali e le sue crisi. Si scoprirà allora che non solo Connie e Tristan sono sotto osservazione, ma anche la stessa Lorna James è parte dell’esperimento.
Tratto dal testo di Lucy Prebble, lo spettacolo messo in scena da Silvio Peroni vuole porre l’accento sull’effetto rigenerativo che l’amore ha su di noi: non è necessario assumere farmaci, la medicina più potente al mondo si trova già in natura. Peccato però che non un dialogo della rappresentazione risulti particolarmente brillante. Le conversazioni tra i personaggi appaiono perlopiù superficiali e prive di spunti interessanti. Non aiutano a rendere più fluidi i tempi scenici nemmeno i tempi morti ed i costanti rituali per la somministrazione delle dosi di antidepressivi, che anziché scandire la narrazione la frammentano.
Di tale farraginosa messinscena, ne risentono inevitabilmente anche le interpretazioni degli attori.
L’eccellente Sara Putignano, che pur si è avuto modo di apprezzare in splendida forma al Globe Theatre ed al Teatro Argentina, appare irriconoscibile nelle vesti di una Connie uterina e poco caratterizzata. Dall’altra parte Giuseppe Tantillo, qui nel ruolo di Tristan, sembra ormai destinato a ricoprire le parti di giovani angustiati, dalle quali non riesce ad emanciparsi. La dottoressa Lorna James, interpretata da Alessia Giangiuliani, è invece il personaggio meglio definito: le mani sempre chiuse nelle mani del camice, il tono di voce basso ed i movimenti precisi e ripetuti, rivelano la precaria condizione emotiva di un personaggio che ha il compito di controllare dei pazienti, ma che in realtà avrebbe bisogno lei di essere curata.
In una scenografia algida e spoglia, con due moderni letti ospedalieri ed uno schermo sullo sfondo (nel quale sono proiettate la situazione clinica dei pazienti e qualche altra scena), rimangono poche idee e tanta desolazione. Se c’è qualcosa che funziona dello spettacolo, queste sono le corde per chiudere il sipario.
Scene: Katia Titolo
Luci: Omar Scala
Video: Luca Ercoli
Aiuto regia: Claudio Basilico
Produzione: Pierfrancesco Pisani – Progetto Goldstein – Ass. Capotave con il sostegno di Kilowatt Festival