"Trouble No More": La 'rinascita' di Bob Dylan
Anno: 2017
Durata: 59m
Genere: Documentario, Biografico, Musicale
Raccontare la storia di una rockstar è una sfida assai ardua, specialmente con un personaggio come Bob Dylan, figura chiave dello scenario musicale degli ultimi sessant’anni. La regista Jennifer Lebeau e l’attore Michael Shannon hanno presentato, all’ottavo giorno della Festa del Cinema di Roma, il documentario “Trouble No More”, un viaggio musicale che racconta il periodo della ‘rinascita’ cristiana del cantautore, con spezzoni di materiale di archivio del suo “Bob Dylan Gospel Tour”, serie di concerti tenutesi tra il 1979 e il 1980.
Questo periodo, che iniziò con la pubblicazione dei tre album “Slow Train Coming” del 1979, “Saved” del 1980 e “Shot of Love” del 1981, fu caratterizzato da un profondo misticismo cristiano, che portò il cantautore a una svolta artistica verso un sound più Gospel. Quello che il film analizza, confermato anche dalla regista in conferenza stampa, non è tanto il motivo di questa svolta da parte di Bob Dylan, ma il modo in cui ha condizionato la sua musica, facendoci fluire nel pieno spirito di quel periodo. Non troviamo le solite interviste o commenti di “esperti del settore”, come nei classici documentari biografici, ma solamente la musica di Dylan e la sua presenza scenica, alternati a intermezzi con un Michael Shannon ruvido ma suadente, nelle vesti di un predicatore americano che recita sermoni biblici scritti dall’autore e saggista Luc Sante.
Quello a cui assistiamo, a detta di Michael Shannon, “è come quando vai in chiesa, avvengono due cose distinte e consecutive. Prima c’è la celebrazione di Dio, con canzoni e musica. Poi il predicatore inizia a parlare di cose serie, ci fa riflettere”. Bob Dylan canta le sue canzoni, accompagnato dalla chitarra di Fred Tackett e da un gruppo di coriste Gospel afroamericane, avvolgendoci completamente in quest’atmosfera liturgica: ne facciamo esperienza assoluta. Captiamo tutta l’intensità che viveva Dylan in quel periodo, lo vediamo anche in una veste anomala rispetto alla sua figura comune, sempre riportando Shannon - “si trova in una situazione in cui è a suo agio. Una situazione che spaventerebbe altri artisti ma che lui ha il coraggio di portare avanti: il suo messaggio, nonostante tutto”. Nonostante la delusione dei suoi fan, che, come affermano nei pochi commenti iniziali del film, non approvano la scelta del nuovo Bob Dylan: non vogliamo pagare il biglietto per andare a ‘messa’.
Michael Shannon è sempre più eccezionale, il predicatore da lui interpretato è la proiezione morale di Bob Dylan, una sorta di Super-Io che riesce a persuadere con i suoi discorsi infervorati, vividi ed energetici. Durante i suoi sermoni è continuamente investito da una luce gialla, sporca, che delinea i tratti duri dell’attore, risaltandone il lato perturbante del personaggio, e riesce a risultare al contempo fraterno e minaccioso, un Walter E. Kurtz di chiesa. Interessante il nesso tra la presenza non mostrata, solo menzionata, del pubblico nella chiesa e i volti assenti dei ragazzi che sono inquadrati durante il concerto di Dylan, come se fosse diretto esplicitamente agli spettatori in sala che stanno rivivendo, anni dopo, quello stesso evento.
”Trouble No More” riesce a far apprezzare Dylan a chi non è avvezzo, ma non soddisfa lo spettatore in cerca di una biografia convenzionale.
Per un’ora intera veniamo totalmente trasportati nel tempo, dentro allo spettacolo di Bob Dylan, percependone l’atmosfera e la sinergia strumentale e vocale, mostrandoci un personaggio tanto articolato quanto complesso, che in tutte le sue incoerenze appare profondamente umano.
Gradimento Amletico*: 6.2/10
Paese: USA
Produzione: White Horse Pictures
*Media tra gradimento del pubblico, critica e autore