Home Beirut al Maxxi: Botti di capodanno o sparatoria?
Durata della visita: 2h
Periodo: dal 15 Novembre 2017 al 20 Maggio 2018
Costo biglietto: 12€ intero; 8€ ridotto
Dalla porta oppure dalla finestra. Indipendentemente dove si passerà, il visitatore finirà per entrare nelle case di Beirut. Il percorso espositivo punta sugli effetti sonori per raccontare questa città tramite l'arte di quaranta artisti libanesi. Ma si può vedere un suono?
In questa domanda abita la dualità della capitale libanese. “Non sappiamo se la città cresce – le gru squarciano i cieli – o se sta ferma nelle sue rovine di guerra”, ha detto Donatella Saroli, ricercatrice del Maxxi. Lei è stata più volte a Beirut durante l'anno di studio prima dell'allestimento della mostra che mette insieme la crème de la crème di una illuminata generazione di artisti.
“If I was young, I'd flee this town, I'd bury my dreams underground”, cantano i Beirut, che non sono di Beirut, ma degli Stati Uniti. Il testo riflette ciò che molti degli artisti in mostra hanno appunto fatto: se ne sono andati della città, scappati via dalla guerra, degli attentati. E poi alcuni sono rientrati, e portato insieme anche la loro arte.
La città era cambiata, c'erano persino altre persone, stranieri non così distanti, cugini venuti dal nord e anche dal sud. Il suo suono tuttavia rimaneva lo stesso. Una melodia simmetrica di una composizione molto familiare. Infatti, ciò che loro hanno ritrovato era lo stesso che avevano lasciato indietro e che nessuna bomba avrebbe mai potuto distruggere: un luogo immateriale, chiamato casa.
Mazen Kerbaj scrive in uno dei suoi tanti disegni in mostra: come potrei mostrare un suono in un disegno? Il fatto è che, per chi è già stato a Beirut, tra le sensazioni di trovarsi di fronte a questo caleidoscopio di disegni, fotografie e filmati, non è assurdo avere la certezza di sentire il profumo della sabbia secca che sale dalla terra sprigionato da una pioggia sovversiva.
Ziad Antar non era certo se sarebbe riuscito nella scommessa di fotografare con vecchi rullini scaduti. In stampa, però, i negativi si sono rivelati un esperimento geniale, che non trova paragone neanche nei più recenti effetti di photoshop.
La vita urbana e il caldo afoso di Beirut si allontanano man mano si sale verso le montagne dei Cedri al Nord. Da questa veranda, in alto si vede tutta la pianura illuminata dalle luci della città. Una videocamera registra tutto. L'immagine sembra ferma mentre si ascoltano botti. Tanti.
Ma sono spari o botti di capodanno?, chiedo da brasiliano che pensa agli scontri nelle favelas di Rio. Tutti i due. E mi ricordo di qualcosa che avevo dimenticato perché troppo indimenticabile. Sulle montagne dei Cedri, ebbi il più grosso spavento della mia vita. Svegliarmi con il suono di una raffica di mitragliatrice ad un metro di distanza della tenda. Non era un attacco, era solo un libanese ubriaco armato, come tanti altri che vanno in giro con delle armi. Per loro, tutto normale.
Io, invece, controllo le mutande mentre fuochi d'artificio e proiettili tagliano il cielo terso della notte stellata libanese. Un ritratto fedele di un paese abituato a (con)vivere nella dualità.