I miserabili al Teatro Quirino: uno spettacolo che arricchisce l'animo

Millecinquecento pagine condensate in centosessanta minuti: indubbiamente non una sfida facile. Il rischio di tediare il pubblico, di stancarlo, di portarlo a perdersi nei meandri di un romanzo che si sviluppa in luoghi diversi è sempre dietro l’angolo. Ma ciò non accade nello spettacolo in scena al Teatro Quirino, grazie all’attenta regia di Franco Però, che riesce a tenere sempre viva l’attenzione combinando al meglio le diverse fasi della rappresentazione, così da avere un quadro narrativo finale di estremo rigore. Una messinscena paragonabile ad un dipinto fiammingo, dove talento, pazienza e precisione consentono di avere un risultato finale di indubbio valore.

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Nel capolavoro letterario di Victor Hugo si intrecciano le storie di Jean Valjean, un ex galeotto che riesce a sfuggire alla sua condizione di prigioniero e a migliorare la sua posizione sociale, e dell’ispettore Javert, un uomo che si contraddistingue per la sua infaticabile applicazione della giustizia e per ricerca ossessiva del parvenu evaso.

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Nell’interpretare il primo, Franco Branciaroli trasmette tutta la gravità del suo personaggio, del peso del suo passato che lo attanaglierà per il resto dei suoi giorni; mentre il secondo ruolo è ricoperto da un convincente Francesco Migliaccio, capace di mostrare in modo eloquente la battaglia interiore tra legge e morale vissuta dal suo personaggio. Non può infine non essere menzionata la prova di un’ispirata Valentina Violo, nei panni della fragile Éponine: la sua interpretazione è tanto robusta quanto esile la sua figura, che galleggia nello spazio scenico sospinta dall’afflato poetico.

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In un palcoscenico dove sono presenti solo tre pilastri rotanti, dotati ognuno di numerosi pannelli a scomparsa, il cambiamento di scena avviene in modo rapido ed efficace. Ogni totem svela di volta in volta un nuovo ambiente, un nuovo volto per ogni situazione. 

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Uno spettacolo che si apprezza nei diversi aspetti che lo compongono, e verso il quale è difficile muover critiche. Come dice Javert “è facile essere buoni, difficile è esser giusti”, in questo caso è stato facile esser giusti.

Info spettacolo: qui