Michel Piccoli, il giocoliere della recitazione
Un'altra stella è caduta da “La via lattea” del grande cinema europeo. Un volto così comune eppur iconico, capace di interpretare i ruoli più folli e disparati. Michel Piccoli si alleggerisce di quei ventuno grammi di peso alla veneranda età di 94 anni, dopo ben settanta anni di carriera. Non è semplice fare una selezione delle sue parti migliori e dei ruoli più memorabili, dal momento che ha lavorato con alcuni dei più grandi registi del secolo scorso, da Godard a Ferreri passando per Buñuel, Hitchcock e molti altri. Fra i tanti che lo hanno diretto uno su tutti è riuscito a tirare fuori il meglio dell’attore francese, le parti più celebri e sferzanti: Marco Ferreri.
Il grande regista milanese, fra i più atipici, singolari e censurati del cinema italiano (troppo spesso sottovalutato), ne fece uno dei suoi attori feticcio. Quello fra Ferreri e Piccoli fu un legame duraturo e proficuo, che li vide lavorare insieme in ben sette film, e lo stesso attore disse alla Mostra del cinema di Venezia nel 2014 che Ferreri era “il più grande directore del cinema italiano”.
Dal momento che numerosissimi sono stati gli omaggi all’attore scomparso e che tutti hanno ripercorso la sua intera carriera con i film più celebri, si è deciso qui di approfondire solo i lavori “ferreriani”.
Dillinger è morto, 1969.
Piccoli è già molto celebre, ha lavorato più volte con Buñuel oltre che con Godard, Delannoy ed altri. Marco Ferreri ha alle spalle otto lungometraggi fra i quali i celebri “La donna scimmia” e “Marcia nuziale”. Il regista si reca sul set di un film al quale sta lavorando l’attore francese e gli dà qualche pagina di sceneggiatura. Piccoli è subito convinto, vuole quella parte. È l’inizio del felicissimo sodalizio artistico.
Piccoli interpreta Glauco, un designer industriale di maschere antigas, in un film senza una vera e propria trama che si svolge interamente in una casa (quella di Mario Schifano di cui si vedono anche alcuni dipinti). Nell’arco di un’ora e mezzo vediamo Piccoli vagare senza meta e scopo per la casa, lo vediamo compiere semplici azioni come quella di prepararsi la cena (la cucina invece è quella di Tognazzi, grande amico di Ferreri), quando trova una vecchia pistola a tamburo incartata in un giornale dove legge la notizia della morte del famigerato gangster Dillinger. Inizia allora a pulire l’arma, a smontarla, a giocarci, in un crescendo delirante in cui mimerà il suicidio, proverà ad immergersi in filmati proiettati sulla parete (rimando al cinema espanso di quegli anni) e tenterà di avere un rapporto sessuale con la domestica, in un gioco erotico inappagato memore dei migliori Dalì e Buñuel. Con questa pellicola claustrofobica e irriverente Ferreri realizzava uno dei suoi film più celebri e riusciti e Piccoli collezionava una performance gigantesca fra le sue migliori di sempre.
L’udienza, 1971.
Un film decisamente kafkiano. Amedeo (Enzo Jannacci) si reca a Roma dal nord Italia per parlare col papa. Deve assolutamente dire una cosa importante al pontefice, ma non sappiamo di cosa si tratta. Destando un forte sospetto il giovane verrà seguito dal commissario Aureliano Diaz (Tognazzi). Michel Piccoli interpreta padre Amerin, al quale Amedeo si rivolge nella speranza di arrivare al papa. Una parte piccola, secondaria, eppure anche in ruoli minori Piccoli dà il meglio di sé riuscendo ad emergere con pochi gesti e battute. In questa scena recita al fianco di Jannacci e Vittorio Gassman, e sembra che gli abiti chiesastici gli donino particolarmente…
La cagna, 1971.
Piccoli recita al fianco di Mastroianni in quella che è poco più di una comparsa. Il francese interpreta un amico di Giorgio, moderno Robinson Crusoe che vive da solo con il suo cane su una bellissima isola alle Bocche di Bonifacio (tra Corsica e Sardegna), finché il cane morirà e verrà sostituito dalla bella Liza (Catherine Deneuve). Tra i due si instaura un rapporto malsano, sado-masochistico, che è valso al regista insensate accuse di misoginia.
La grande abbuffata, 1973.
Ferreri mette in scena un banchetto pantagruelico e mortale che è una caustica e pungente critica alla società dei consumi, condannata secondo lui all’autodistruzione. A partecipare alla grande abbuffata in una casa nei dintorni di Parigi sono quattro borghesi: Piccoli, Tognazzi, Mastroianni e Philippe Noiret, tutti attori prediletti dal regista. Per l’intera durata del film ci passano sotto gli occhi portate degne del banchetto di Trimalcione (altro che “Il buco”!), ma invece che stimolare l’appetito man mano si sviluppa un senso di nausea e disgusto. I quattro uomini hanno deciso di suicidarsi ingozzandosi di cibo e lasciandosi andare ad ogni dissolutezza. Il banchetto diventa allora orgiastico e promiscuo, fra volgarità, rozzezza e un clima grottesco tipico del regista. Piccoli non viene adombrato dai grandi Mastroianni e Tognazzi, ma si impone nell’immaginario del film con alcune memorabili scene, come quando danza alla sbarra con un improbabile canottiera nera che non nasconde la sua villosità o quando porta in casa una testa di maiale indossando un dolcevita rosa che è l’ennesimo “cine-pugno” del film.
Non toccare la donna bianca, 1974
Fra i più celebri, surreali e geniali film di Ferreri, “Non toccare la donna bianca” traspone la battaglia di Little Big Horn tra indiani e americani nel cuore sventrato di Parigi, in quel canyon artificiale creato dall’abbattimento dei mercati generali. Piccoli non è il protagonista, ma confeziona una performance fortemente istrionica, vestendo i panni di Buffalo Bill.
“Ed ero già vecchio, quando vicino a Roma a Little Big Horn”…
L’ultima donna, 1976
Un film erotico, un film sul sesso e sulla fame sessuale. Il protagonista è Depardieu, che lavorerà ancora con Ferreri in “Ciao maschio”, mentre Piccoli svolge nuovamente un ruolo secondario. La grandezza di un attore si vede anche nelle parti più piccole e apparentemente insignificanti, e Piccoli anche con poche battute lasciava sempre il segno.
Come sono buoni i bianchi, 1988
Un altro ruolo da sacerdote per Piccoli (evidentemente era scritto che dovesse interpretare il papa prima o poi). In questo film, uno degli ultimi lungometraggi di Ferreri, si raccontano le avventure di un gruppo di europei che vuole portare aiuti in cibo ai bambini africani del Sahel. Il francese è il missionario Jean-Marie, forse l’unico personaggio che si salva da questa grottesca commedia nella quale vengono messi alla berlina un po' tutti.
Michel Piccoli è stato uno dei più grandi attori del cinema europeo tout court, un camaleontico interprete, “un giocoliere della recitazione”, e proprio la coppia Ferreri-Piccoli ha dato vita ad alcuni dei film più singolari, unici e geniali che siano mai stati realizzati. Oggi ci duole constatare che attori di questa complessità ed eterogeneità si contano sempre di più sulle dita di una mano (e anche registi come Marco Ferreri).