"Quattro capanne o della semplicità", un libro per ripensare il futuro
A volte non si scelgono i libri, sono loro a scegliere te. Sebbene possa sembrare una frase ‘potteriana’ piuttosto banale e ad effetto, mi sono convinto di quest’affermazione.
Qualche mese fa, durante la quarantena, lessi un libro che avevo sul comodino da tempo ma del quale rimandavo sempre la lettura: Walden di Henry David Thoreau (c’è qualcosa di ironico e al contempo liberatorio nel leggere di boschi, laghi e spazi sterminati quando si è costretti alla cattività domestica). Nel frattempo, sempre in quel periodo, vidi la serie tv targata Netflix su Theodore Kaczynski (“Manhunt: Unabomber”) che mi appassionò particolarmente.
L’estate mi ha permesso di tornare nuovamente nella natura, negli amati boschi e in montagna, dove sono accaduti incontri particolarmente profondi e significativi, da Folco Terzani a Juliana Burhing fino ad un eremita che vive in una specie di capanna in una forra…
Arrivo al dunque. A settembre in occasione del mio compleanno degli amici mi hanno regalato un libro: Quattro capanne. O della semplicità di Leonardo Caffo. Il saggio del giovane filosofo (che conoscevo e del quale avevo ascoltato diverse interviste e conferenze sempre durante la quarantena) parla di Thoreau, Kaczynski, Le Corbusier e di Wittgenstein, della loro filosofia e visione del mondo e delle capanne che si sono costruiti nel corso della loro vita. Il libro perfetto al momento perfetto, un libro che mi si è letteralmente manifestato. Da questo insieme di circostanze fortuite deriva l’entusiasmo del parlare di questo scritto.
Quattro capanne è un libro di filosofia, più che un saggio un memoir filosofico, ma scorre più avvincente di un romanzo (aspetto di per sé già meritevolissimo!). Anche l’uscita del libro ha avuto una tempistica perfetta, pubblicato in epoca post-Covid (a giugno scorso) per i tipi di Nottetempo, al momento giusto per mettere in discussione molti aspetti della società e del nostro abitare. Non si pensi però che il volume sia una trovata dell’ultimo momento; Caffo porta avanti questi studi e questi interessi da molto tempo, ed è dal 2016 che lavora a questo scritto. Anni di studio sapientemente asciugati e sintetizzati in circa 250 pagine per andare “al midollo” della questione.
Il lettore che è a digiuno da questioni filosofiche e che non conosce i protagonisti del libro non deve preoccuparsi, egli sarà immediatamente coinvolto grazie ad una trovata molto efficace: tra una dissertazione e l’altra l’autore inserisce delle parti diaristiche in cui racconta in prima persona le sue esperienze, le riflessioni personali che matura man mano insieme al libro. Sembra così di seguire la genesi e la stesura dello scritto insieme a Caffo, che ci permette di penetrare nella sua intimità mettendosi a nudo. Che ci sia quindi una forte componente di autobiografismo lo si intuisce fin da subito, da quell’introduzione che ci porta in Asia, con “un profumo che è una corda tesa tra un fritto insopportabile e un meraviglioso incenso”. La biografia dell’autore con i suoi viaggi in Oriente (India, Birmania, Indonesia e Thailandia) diventa l’incipit per cominciare a riflettere sulla semplicità e sulla possibilità di vivere diversamente dal modello Occidentale consumistico e capitalista. A questo punto il lettore potrebbe pensare di essere incappato nell’ennesimo anacronistico fricchettone, niente di più sbagliato!
Lo scrittore mette in guardia proprio da certe derive sorte in Occidente sulla scia di orientalismi fittizi da ex sessantottini (“alle magie di moda delle religioni orientali che da noi nascondono soltanto vuoti di pensiero”, come cantava Guccini nella graffiante “Addio”), e racconta storie di persone vere, di pensatori che hanno dimostrato concretamente una possibile via alternativa.
Ma chi sono i protagonisti di queste storie e cosa hanno a che fare l’uno con l’altro?
Un pensatore-scrittore, un matematico terrorista, un geniale filosofo e un pioneristico architetto. Thoureau, Theodore Kaczynski, Wittgenstein e Le Corbusier vengono raccontanti a partire dalle loro vite, spesso sottovalutate dagli studi (anche in ambito accademico-universitario, al quale Caffo non risparmia diverse critiche). La biografia è inscindibile dalla filosofia, non solo per l’autore del libro ma anche per i protagonisti. Primum vivere, deinde philosophari (prima vivere e poi filosofare), vorrebbe un vecchio detto latino, ma Thoureau & Co mettono in crisi quest’idea perché vivono filosofando, fanno della loro filosofia un modus vivendi, in virtù dell’intuizione che nessuna teoria filosofica è tale se non viene testata attraverso una pratica di vita. È una filosofia spiccatamente giovanile: lo scrittore americano ha ventotto anni quando lascia l’università per andare a trascorrere un periodo (dal 1845 al 1847) nei boschi, costruendosi una capanna nei pressi di Walden in Massachusetts.
La stessa età all’incirca in cui Kaczynski abbandonò l’insegnamento a Berkeley (ottenuto alla prodigiosa età di ventisei anni) per andare prima a vivere dai genitori e poi nei boschi del Montana in una capanna costruita sempre con le sue mani.
Ci si potrà stupire nel vedere comparire in un libro di filosofia un criminale terrorista, l’unico dei quattro ad essere un nostro contemporaneo e l’unico ancora in vita (attualmente sta scontando l’ergastolo in un carcere di massima sicurezza in Colorado). La sua storia è perfettamente congeniale alla narrazione, il suo pensiero dinamitardo e i suoi scritti (su tutti La Società industriale e il suo futuro) sono motivo di interesse filosofico e vero spunto di riflessione.
Anche il filosofo austriaco Wittgenstein, autore del Tractatus logico-philosophicus, si costruì una capanna in Norvegia in giovanissima età, fuggendo dal mondo accademico di Cambridge, e così fece infine anche Le Corbusier (il grande architetto ideatore di progetti avanguardistici) costruendo il suo semplice Cabanon in Costa Azzurra dove passare dei periodi di isolamento durante la sua vecchiaia.
Quattro storie diverse, quattro vite che hanno in comune delle scelte di radicale semplicità, spesso incomprese e controcorrente, esistenze legate soprattutto da una capanna, edificio archetipico e abitazione ancestrale, primitiva e al contempo modernissima (come dimostra la seguitissima pagina Instagram Cabinporn dove si possono vedere capanne straordinarie costruite in tutto il mondo ai nostri giorni).
Quattro capanne è un libro biofilo e radicale, che si muove tra filosofia e arte contemporanea, architettura e sociologia, sapientemente costruito come una capanna tronco su tronco, trave su trave, un libro che scuote il lettore risvegliandolo dal suo ottundimento, ponendolo in condizione di riflettere e interrogare sé stesso e il modo in cui vive. Un libro attualissimo a fronte delle varie crisi in corso (sanitaria, ecologica ed economica) che ci invita ad una vita semplice nel senso più profondo del termine, ad un’esistenza vissuta per sottrazione. Oltre che all’autore, il plauso va anche alla casa editrice Nottetempo e alla sua collana di saggi “terra” che invita a mettere in discussione il rapporto dell’uomo con le altre specie e con il pianeta.
Molto belle anche le illustrazioni delle capanne (realizzate da Carola Provenzano), disegni semplici, schizzi filamentosi che abbozzano delle idee e che restituiscono quasi lo spirito che abita i luoghi visitati dal libro.